depressione bipolare

Il doppio volto della depressione

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Il volto del nuovo male del secolo è doppio: ed è diverso per gli uomini e le donne. Secondo l’Oms le donne si ammalano di depressione più degli uomini e le cause sono di ordine metabolico e sociale.

Gli italiani depressi sono circa 15 milioni, il 25% della popolazione. È stimato che tra dieci anni sarà la seconda causa di invalidità del mondo sviluppato. Una persona su quattro, secondo i dati dell’Eurostat, soffrirà almeno una volta nella vita di un disturbo mentale, tanto che si è di già lanciato l’allarme pandemia.

Gli uomini però soffrono di depressione in modo molto diverso da come ne soffrono le donne, spesso non ne sono neanche consapevoli: non si curano e molto più frequentemente delle donne (4 a 1) si tolgono la vita.

Secondo quanto emerge in un articolo pubblicato sulla rivista Mind di Scientific American la prima differenza fra le due metà del cielo è nei sintomi: per lei il tratto principale della depressione è la tristezza, per lui rabbia e irritabilità. Queste differenze sono in parte culturali, perché il maschio è portato a reprimere la propria emotività e in parte biologiche, dovute agli ormoni, maschili e femminili, che agiscono in modo diverso sul cervello.

Secondo gli esperti le donne sono maggiormente colpite a causa del loro ciclo vitale (gravidanza, post-partum, sindrome premestruale, menopausa), anche se è comunque opportuno parlare di concause: da quelle genetiche, ai fattori climatici e stagionali, fino a quelli di genere e culturali. Anche se da recenti studi il fattore più rilevante, è senza dubbio, quello ormonale: non a caso, il periodo in cui il maschio rischia di più di soffrire di depressione è l’infanzia, perché non gode degli effetti del testosterone; per la femmina è l’adolescenza, quando entrano in gioco gli ormoni femminili.

Queste differenze di genere hanno un grosso peso sulle capacità diagnostiche e sull’efficacia delle terapie. I criteri usati dai medici per riconoscere il male sono soprattutto i sintomi femminili, tipicamente la tristezza; quindi spesso, anche agli uomini che hanno il coraggio di cercare aiuto non viene diagnosticata la malattia, con conseguenze spesso letali.

Ricordiamo che per le donne affette da depressione, (1 su 6) fare i conti col “male oscuro” si traduce in: incapacità di prendere decisioni, apatia, insonnia, irritabilità, difficoltà nei rapporti sessuali e sentimentali, ricerca della solitudine, perdita di interesse nei confronti della vita e degli altri.

Riconoscere e capire le differenze di genere che si nascondono dietro la depressione, può essere cruciale sia a livello diagnostico, sia terapeutico. Le cure, quelle tradizionali che regolano la serotonina nel cervello (inibitori della ricaptazione della serotonina – Ssri), per quanto furono testate solo su maschi, sono più efficaci sulle donne per i soliti motivi ormonali. Jill Goldstein, che studia le differenze tra sessi in schizofrenia e depressione alla Harvard University di Boston, ha infatti spiegato che gli uomini depressi rispondono meglio ai farmaci che controllano dopamina e norepinefrina, le femmine a quelli che controllano la serotonina perché questi ultimi sono positivamente influenzati dagli estrogeni. In seguito alla menopausa o prima della pubertà gli Ssri non funzionano bene neppure sulle femmine.

Abbiamo troppo spesso paure delle differenze, per vedere cosa si cela in esse. Le differenze, tanto conclamate e strumentalizzate, tra uomo e donna forse non sono ancora sufficientemente chiare e palesi per la scienza.

Manuela Marino

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