Riciclare i regali, in tempi i crisi economica, è diventato uno stratagemma accettabile e permesso. Può capitare a tutti di aver ricevuto un regalo non particolarmente gradito nel corso delle festività passate o in occasione del proprio compleanno. Che si trattasse di una borsa, di una sciarpa o di un libro, sarebbe un peccato se l’oggetto non di proprio gusto rimanesse per sempre dimenticato in fondo ad un cassetto o ad un armadio.
Ecco che allora, sarebbe opportuno individuare per lo stesso un destinatario che possa apprezzarlo, in modo che l’oggetto in questione possa recuperare il proprio valore, risultando gradito ad un’altra persona. Certo, sarebbe opportuno non informare dell’accaduto la persona che aveva scelto quel regalo proprio per voi, al fine di non ferirla.
Per il nuovo destinatario del regalo, però, non vi potrà essere alcun tipo di offesa. L’importante è naturalmente che il regalo sia come nuovo, seppur di seconda mano, e che sia stato recuperato e selezionato in base ai gusti della persona a cui verrà donato. Secondo uno studio recente, non rappresenta più un tabù sociale scegliere un nuovo destinatario per un regalo poco gradito.
Lo studio in questione è stato pubblicato tra le pagine della rivista Psychological Science ed è stato condotto da parte dei ricercatori delle università di Stanford, Harvard e Londra. Gli esperti hanno pensato di valutare i comportamenti di soggetti a cui era stato chiesto di interpretare il ruolo di chi donava il regalo riciclato, o di chi lo riceveva.
Dalle loro valutazioni è emerso come chi dona si possa sentire meno ferito se il proprio regalo viene in seguito destinato ad un’altra persona, piuttosto che essere gettato nella spazzatura. Chi dona agirebbe dunque nella piena convinzione che il destinatario del regalo possa decidere di utilizzare lo stesso a proprio piacimento. Chi riceverà regali indesiderati in occasione delle prossime feste, potrà dunque abbandonare con tranquillità il senso di colpa e decidere di destinare il dono poco gradito a chi lo potrà apprezzare.
Marta Albè