“A che bell’ò cafè pure in carcere ‘o sanno fa”, cantava De André in Don Raffaè, confermando la viscerale popolarità della bevanda sul suolo italico.
Ma se il caffè fa bene o fa male nessuno riesce a spiegarcelo. Nemmeno la recente novità editoriale Journal of Caffeine Research, rivista scientifica interamente ad esso dedicata, è riuscita a risolvere il rompicapo.
L’ultimo allarme viene dal Canada, dove alcuni ricercatori hanno annunciato la correlazione tra un elevato tasso glicemico (+65%) e il consumo di caffè dopo pasti grassi.
Fausta Natella, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) spiega che lo studio, in realtà, “è artefatto, perché i volontari non hanno bevuto un caffè bensì caffeina, a dosi assai più elevate rispetto a quanta ce n’è in una tazzina di espresso. Il caffè è un mix eterogeneo: la caffeina è la sostanza presente in maggior quantità, ma poi ci sono ad esempio i composti fenolici antiossidanti, altrettanto abbondanti, che probabilmente bilanciano gli effetti negativi della caffeina sul metabolismo del glucosio. Non a caso tutti gli studi più ampi condotti sul tema diabete e caffè utilizzando la bevanda ‘vera’ vanno in direzione opposta, ovvero un effetto protettivo del consumo moderato e abituale di caffè nei confronti del diabete di tipo2”.
Ma è recente anche uno studio del National Cancer Institute (NCI) , pubblicato sulla rivista Gastroenterology, che dimostra come il caffè possa migliorare gli effetti dei farmaci che curano l’epatite C, migliorandoli del 73%. O un altro, sempre del NCI, che avverte degli effetti preventivi dati dal consumo di caffè sul tumore alla prostata, dimostrando che su 47.911 uomini analizzati, coloro che consumavano 6 tazzine al giorno correvano un rischio di essere colpiti dalla malattia più basso del 18% rispetto ai non bevitori.
Spiega la Dottoressa Natella che “magari è opportuno farsi dare un consiglio specifico dal medico se si è ipersensibili alla caffeina perché il metabolismo non la “digerisce” velocemente, in caso di disturbi gastrointestinali come gastrite o reflusso, perché il caffè aumenta la secrezione acida gastrica, o di malattie cardiovascolari, per l’effetto pro-aritmico della caffeina. In tutti gli altri casi, si può ragionevolmente affermare che se non si superano le 4, 5 tazzine al giorno non si corrono rischi”.
Insomma che sia salutare o dannoso non è dato saperlo, basta comunque non esagerare. Resta il fatto, però, che questa incertezza è forse alla base dell’alone di mistero che circonda questa scura bevanda, creando spesso delle false credenze popolari che sono state puntualmente da noi “smontate” punto dopo punto una per una.
Roberta Ragni