Sudoku e cruciverba accelerano l’insorgere dell’Alzheimer

Secondo una ricerca americana, allenare il cervello può avere conseguenze negative nel caso in cui ci si ammali di Alzheimer

Lo affermerebbe una ricerca fatta negli States: sudoku, cruciverba e simili svaghi in cui si cerca di dare olio al cervello, in realtà possono sia ritardare il declino cognitivo sia favorire l’Alzheimer, una volta che la malattia ha iniziato a svilupparsi.

In buona sostanza, secondo questo studio, svolto alla Rush University di Chigago, coordinato dal dottor Robert Wilson e pubblicato su Neurology, le attività che stimolano la mente possono accelerare la demenza senile.

1.157 gli anziani non affetti da demenza su cui ha lavorato il gruppo di scienziati. A loro è stato chiesto se e quali attività praticassero tra leggere, fare cruciverba, giocare a scacchi o ad altri giochi di abilità, visitare musei o guardare la televisione.

614 partecipanti sono rimasti sani durante il periodo dell’esperimento e, tra questi, quelli che si dedicavano a un più alto numero di attività subivano un declino cognitivo più lento, analizzato con dei test fatti ogni 6 anni. Altre 395 persone, invece, hanno sviluppato una moderata demenza, mentre a 148 il morbo di Alzheimer. Tra questi ultimi coloro che avevano praticato più attività mentalmente stimolanti subivano un più rapido declino rispetto a coloro che si erano impegnati di meno.

La conclusione dei ricercatori americani è che “le attività mentalmente stimolanti praticate in tarda età possono comprimere l’intervallo di tempo in cui il soggetto deve fare i conti con i sintomi della demenza“. In pratica, gli anziani che mantengono il cervello allenato sviluppano più tardi la demenza, ma una volta che la malattia prende piede è in stato più avanzato.

Intanto, gli scienziati dell’Albert Einstein College of Medicine – che in una ricerca pubblicata l’anno scorso avevano evidenziato l’importanza di attività come leggere o giochi da tavolo nel processo di sviluppo della demenza senile – precisano che “lo studio appena condotto evidenzia un’associazione tra 2 elementi, non prova un rapporto di causa-effetto. Perciò, sono necessarie altre indagini, anche a più ampio spettro di volontari“.

Insomma, tenere il cervello allenato ma non troppo?

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