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Mangiarsi le caccole del naso: psicologia, rischi e come smettere

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Mangiarsi le caccole del naso è un comportamento che molti considerano imbarazzante o addirittura disgustoso, ma la realtà è che si tratta di un’abitudine sorprendentemente comune. Dall’infanzia fino all’età adulta, tantissime persone si sono ritrovate, almeno una volta nella vita, a farlo. Ma perché accade? Cosa ci dice la psicologia? E soprattutto: mangiarsi le caccole fa male o può addirittura avere effetti positivi sul sistema immunitario? Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere su questa pratica curiosa e controversa.

Perché lo facciamo?

Contrariamente a quanto si pensi, mangiarsi le caccole del naso è un comportamento diffuso in tutto il mondo. Le motivazioni possono variare a seconda dell’età, del contesto e persino della condizione psicologica della persona.

Nei bambini

Fin dalla prima infanzia i bambini esplorano il mondo attraverso le mani e la bocca. Inserire le dita nel naso e assaggiarne il contenuto non è quindi raro. In questa fase il senso del disgusto non è ancora pienamente sviluppato e il muco nasale non viene percepito come “sporco”. Al contrario, la consistenza e il sapore salato possono persino risultare curiosi e interessanti.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che questa abitudine possa avere anche una funzione protettiva: piccole quantità di batteri ingeriti potrebbero stimolare il sistema immunitario ad allenarsi e rafforzarsi. Tuttavia, si tratta di teorie ancora dibattute.

Leggi anche: Mangiarsi le caccole: mito, scienza e curiosità sull’abitudine dei bambini

Negli adulti

Se nei bambini è un gesto legato alla scoperta, negli adulti le motivazioni diventano più complesse.

Le più comuni sono:

  • Ansia e stress: portarsi le dita al naso e ingerire il muco può diventare un rituale calmante, simile a quando ci si mangia le unghie. Questo gesto può stimolare la produzione di endorfine, generando una sensazione di sollievo momentaneo.
  • Noia o solitudine: per alcune persone è un comportamento automatico, messo in atto senza rendersene conto durante momenti di inattività.
  • Carenze nutrizionali: alcune ricerche suggeriscono un possibile legame con carenze di ferro o zinco, anche se l’evidenza scientifica è limitata.
  • Disturbi psicologici: nei casi più estremi si parla di rinotillomania, un disturbo ossessivo-compulsivo che porta a scavare ripetutamente nel naso e, spesso, a mangiarne il contenuto.

Cosa dice la psicologia?

Dal punto di vista psicologico, questa abitudine è stata associata al concetto di rinforzo positivo. Ogni volta che la persona si porta una caccola alla bocca, sperimenta una piccola sensazione di piacere o sollievo che la spinge a ripetere il comportamento.

Inoltre, per alcuni individui, il gesto può assumere il valore di un “auto-trattamento” contro l’ansia, diventando un’abitudine difficile da abbandonare. Nei bambini può rappresentare un normale passaggio di crescita, mentre negli adulti, se praticato in modo compulsivo, potrebbe segnalare un disagio psicologico da approfondire con un esperto.

Quanto è diffuso questo comportamento?

Potrebbe sorprendere scoprire che non si tratta di un fenomeno isolato. Alcuni studi condotti negli Stati Uniti e in Europa hanno stimato che oltre il 90% delle persone ammette di essersi infilato le dita nel naso almeno una volta, e una percentuale significativa di adulti ha confessato di averne assaggiato il contenuto. Naturalmente, la maggior parte preferisce non parlarne per imbarazzo.

In alcune culture, inoltre, il gesto è meno stigmatizzato che in altre, il che conferma come il fattore sociale giochi un ruolo fondamentale nel giudizio che diamo a certe abitudini.

Mangiare le caccole fa male?

Dal punto di vista medico, mangiarsi le caccole del naso non è generalmente considerato un comportamento pericoloso. Il muco contiene già agenti patogeni presenti nel nostro corpo e di solito non comporta rischi per la salute se ingerito in piccole quantità.

Tuttavia, è bene sottolineare alcuni aspetti:

  • Igiene: infilare le dita nel naso può portare microbi e sporco esterni a contatto con le mucose, aumentando il rischio di infezioni.
  • Irritazioni nasali: il gesto ripetuto può causare piccole ferite, sanguinamenti e irritazioni.
  • Problemi sociali: al di là della salute, si tratta di un comportamento socialmente inaccettabile, che può generare imbarazzo se fatto in pubblico.

Insomma, se non rappresenta un pericolo immediato, non è neanche un’abitudine da incoraggiare.

Quando diventa un problema?

Mangiarsi le caccole del naso non è di per sé una malattia, ma può diventare un segnale di allarme se il comportamento è compulsivo, ripetitivo e difficile da controllare. La rinotillomania, ad esempio, rientra nei disturbi ossessivo-compulsivi e può richiedere un trattamento psicologico specifico. In questi casi è importante non banalizzare la questione e rivolgersi a un professionista.

Come smettere di mangiarsi le caccole?

Per chi desidera abbandonare questa abitudine, ci sono diverse strategie pratiche:

  • Tenere le unghie corte e curate: riduce la possibilità di scavare nel naso.
  • Usare fazzoletti: avere sempre a portata di mano un fazzoletto aiuta a gestire la sensazione di muco senza ricorrere alle dita.
  • Trovare alternative antistress: tecniche di rilassamento, meditazione, yoga o piccoli oggetti antistress possono sostituire il gesto automatico.
  • Stabilire piccole regole: ad esempio, vietarsi categoricamente di toccarsi il naso in pubblico.
  • Consultare uno specialista: se l’abitudine è persistente e interferisce con la vita quotidiana, l’aiuto di uno psicologo può essere determinante.

Consigli per i genitori

Molti bambini attraversano una fase in cui infilarsi le dita nel naso e mangiarsi le caccole è frequente. In questi casi:

  • Non punire o umiliare il bambino: il rischio è di aumentare la curiosità e la ripetizione del gesto.
  • Offrire alternative: fazzoletti colorati, salviette profumate o piccoli premi per “mani pulite”.
  • Dare il buon esempio: i bambini imparano imitando gli adulti.
  • Educare gradualmente all’igiene, spiegando perché non è un comportamento adatto.

Domande frequenti (FAQ) sul mangiarsi le caccole del naso

Perché alcune persone si mangiano le caccole del naso?

Le motivazioni possono variare: nei bambini è un gesto legato alla curiosità e all’esplorazione, negli adulti può essere associato a stress, noia, ansia o a un comportamento automatico difficile da controllare.

Mangiarsi le caccole fa male alla salute?

In generale non è considerato pericoloso, ma può favorire irritazioni nasali, piccole ferite e problemi di igiene. Non è quindi un’abitudine da incoraggiare, soprattutto se praticata spesso.

È vero che mangiarsi le caccole rafforza il sistema immunitario?

Alcune teorie suggeriscono che ingerire piccole quantità di muco possa stimolare le difese immunitarie, ma le prove scientifiche a riguardo sono ancora scarse e non definitive.

Come si può smettere di mangiarsi le caccole?

Può aiutare tenere le unghie corte, usare sempre fazzoletti, trovare attività alternative per ridurre lo stress e stabilire piccole regole personali. Nei casi più difficili, è consigliabile rivolgersi a uno psicologo.

Quando diventa un problema serio?

Se il comportamento diventa compulsivo, frequente e difficile da controllare, potrebbe trattarsi di rinotillomania, un disturbo ossessivo-compulsivo che richiede l’intervento di un professionista.


Mangiarsi le caccole del naso è un’abitudine molto più diffusa di quanto si pensi. Nei bambini è spesso una fase passeggera, negli adulti può avere motivazioni psicologiche legate a stress o ansia. Dal punto di vista medico non rappresenta un grave rischio, ma è sconsigliabile per motivi igienici e sociali.

Se il comportamento diventa eccessivo o compulsivo, può essere il segnale di un disturbo da non sottovalutare. In questi casi, rivolgersi a un professionista è la scelta migliore. Nel frattempo, conoscere le cause e i possibili rimedi è il primo passo per liberarsi di un’abitudine che, pur essendo comune, resta un piccolo tabù.

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Appassionato di musica, cinema, tecnologia e motori. Laureato in scienze della comunicazione. Mi piace soprattutto mangiare, cucinare e scrivere dell'universo femminile