E. coli: forse italiani i germogli in cui si trova il batterio

E. coli: forse italiani i germogli in cui si trova il batterio

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La rivalità tra francesi e italiani è ormai proverbiale, da quella calcistica a quella eno-gastronomica, da quella culturale a quella sulla bellezza delle 2 rispettive capitali, senza dimenticare la questione della Gioconda!

Ma il rapporto d’amore odio tra noi e i “cugini” d’Oltralpe invade ora anche il campo della vicenda escherichia coli: proverrebbero dall’Italia i germogli che hanno provocato l’intossicazione di una decina di persone a Bordeaux, contaminate dallo stesso raro ceppo di E. Coli che ha provocato un’epidemia in Germania.

L’accusa proviene dalla bocca di Nacho Parra, direttore del negozio Jardiland de Villenave d’Ornon che, documenti di tracciabilità dei prodotti alla mano, spiega che i germogli infettati appartenevano ad una partita di fieno greco, mostarda e rucola venduta dalla ditta britannica Thompson & Morgan, ma prodotta in Italia.

Senza specificare il nome dell’Azienda italiana, il direttore del negozio ha anche espresso i suoi dubbi sul fatto che la contaminazione provenga dai germogli: “Il modo in cui vengono coltivati può cambiare tutto – ha spiegato – dipende anche dall’acqua che viene utilizzata per innaffiarli, forse l’acqua aveva un problema“.

Attualmente non risultano collegamenti fra i casi di Bordeaux e la contaminazione da batterio E. coli della settimana scorsa attorno a Lille, nel nord, in seguito alla quale furono ricoverati in ospedale in condizioni gravi 8 bambini.

E, mentre le autorità non riescono ancora a risolvere il rompicapo della provenienza della contaminazione, la Germania ha annunciato un nuovo decesso che fa salire il bilancio dei morti nel Vecchio Continente a 47.

A chi punta il dito contro l’Italia risponde la Coldiretti: “il problema non sono i semi in quanto tali, ma casomai le condizioni igieniche con cui sono stati manipolati e soprattutto l’acqua con cui sono stati fatti germinare per ottenere il germoglio messo in commercio“, aggiungendo che “se l’origine italiana dei semi è tutta da verificare, è certo però che i semi sono stati acquistati da una ditta inglese e fatti germogliare in Francia dove si è verificata peraltro l’intossicazione alimentare. Il rincorrersi di notizie, poi puntualmente smentite, denota – conclude la Coldiretti – una situazione di preoccupante incertezza nella gestione di una crisi che ha già provocato enormi danni economici agli incolpevoli produttori agricoli“.

Continua, quindi, la storia infinita del batterio “killer”, fatta di reciproche accuse, allarmismi e, purtroppo, poche certezze.

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Roberta Ragni

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.