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Verginità: la Cina vieta la vendita dell’imene artificiale

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Tornare vergini in meno di un minuto e aggirare così i vincoli delle società e delle religioni più conservatrici.

È possibile, o meglio era, grazie a un kit per simulare la verginità, inventato da una ditta cinese e diventato in brevissimo tempo uno dei prodotti più acquistati sulla rete. Ora però il Paese asiatico ne ha vietato la vendita: il prodotto è pericoloso e può contenere sostanze che causano serie infezioni.

L’allarme, lanciato da un gruppo di esperti, è però in netto contrasto con quanto riportato sulla confezione, dove c’è scritto che il prodotto “previene infezioni batteriche, elimina gli odori, promuove il metabolismo delle donne, migliora la vita sessuale e migliora la qualità della vita coniugale”. Ma anche con le necessità di migliaia di ragazze cinesi che vogliono ancora acquistare l’imene artificiale per nascondere le relazioni prematrimoniali, non viste ancora di buon occhio nella moderna e occidentalizzata Cina, e che su internet stanno protestando sonoramente contro lo stop delle vendite. Con l’ “imene artificiale per la verginità“, insomma, le giovani si sentivano così garantite da iniziare a pensare ora escamotage per aggirare il divieto, come rivolgersi al mercato nero.

Usare il kit era davvero semplice: una volta inserito nella vagina e stimolato, il prodotto è in grado di rilasciare un liquido rossastro che assomiglia alla perdita di sangue provocata dalla rottura dell’imene nella deflorazione, “garantendo” così la verginità della donna. Una sorta di alternativa, meno complicata e più a basso costo, alla chirurgia per la riparazione dell’imene, che consente alle donne che vi si sottopongono di essere di nuovo vergini, anche se solo fisicamente, sborsando circa 2mila euro. In cambio, una ricostruzione accurata della sottile membrana simbolo di castità e l’anatomia del proprio organo genitale torna quella di una ragazzina illibata.

In verità, il divieto cinese non è il primo imposto al “sexy toy”. Già nel 2009 il religioso egiziano, Abdul Mouti Bayoumi, aveva chiesto la pena di morte per chi decidesse di importarlo o usarlo. Secondo la guida spirituale, studioso della prestigiosa università al-Azhar, utilizzare questo prodotto equivale a diffondere “il vizio nella società”, mettendo a rischio ogni “deterrente morale alla fornicazione”.

Anche in Siria il kit per la verginità ha avuto parecchi problemi e il suo successo ha interessato persino i servizi segreti, che, annusato lo spettro di una temuta rivoluzione sessuale, hanno dato ordine di braccare gli spacciatori del kit con inflessibile severità. Di prima volta, che piaccia o no, ce n’è una sola. Ma quando il rischio è quello di essere lapidata si è disposti a tutto per riavere la propria verginità.

Roberta Ragni

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.