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Attacchi di panico: 10 milioni in italia, soprattutto donne

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Sono oltre 10 milioni gli italiani a soffrire di attacchi di panico. È il dato che emerge da una ricerca dell’Associazione liberi dal panico e dall’ansia (Alpa), presentata al convegno nazionale sul Disturbo da attacchi di panico. Un italiano su trenta, dunque, rivela di essere vittima di quella che, a ragione, può essere considerata una vera e propria malattia.

I sintomi sono principalmente fisici con una preminenza della tachiardia, sensazione di mancanza d’aria e sbandamento o capogiri“. A parlare è il professor Giampaolo Perna, primario di Neuroscienze Cliniche di Villa San Benedetto Menna . “Ci possono essere anche tremori, sudorazione, vampate di caldo e formicolii che si accompagnano a una forte sensazione di ansia e paura. La comparsa dei sintomi è improvvisa, inattesa e talvolta esplosiva ma la fase acuta dura pochi minuti“.

Secondo Perna, sono numerosi i casi di richiesta di aiuto. Sebbene le risposte degli specialisti non sempre siano soddisfacenti. Si parla di un 20/40 per cento dei pazienti che trattano la malattia farmacologicamente, pur non rispondendone agli effetti. Allo stesso modo, il 30/40 per cento dei pazienti viene trattato con una terapia cognitivo-comportamentale.

A soffrirne maggiormente sono le donne. E il disturbo nasce in una particolare zona del cervello. “L’attacco di panico si scatena perché esiste un sistema di allarme nel cervello che scatta in maniera sbagliata“, continua Perna. “Il panico è quindi un falso allarme che segnala il rischio di morte per una disfunzione del corpo. Esiste una dimostrata predisposizione biologica all’attacco di panico. Quando questo compare nella vita di una persona suscita una reazione di ansia anticipatoria, cioè la paura di avere una crisi, e dei comportamenti protettivi che imprigionano la persona. Questo la porta a evitare molte situazioni come, ad esempio, luoghi chiusi, affollati, viaggi, per la paura di star male“.

Cosa fare, dunque? Innanzitutto seguire una terapia adeguata. La più appropriata è quella farmacologica a base di serotonina. Molto utile è anche la psicoterapia comportamentale. E, nella migliore delle ipotesi, la combinazione di entrambi si rivela ottimale.

Inoltre, è molto utile dedicarsi all’attività fisica ed evitare di fumare. Queste le possibili terapie, sebbene occorra stare attenti. Se mal curati, c’è il rischio di ricadute proprio nel momento in cui la cura viene sospesa.

Federica Vitale

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