“Il perdono è l’essenza dell’amore. Amare è perdonare, perdonare è amare“. Così si è espresso Andrew Greeley, religioso e scrittore americano del nostro secolo, parlando di una delle più alte e contemporaneamente più difficili espressioni dell’amore: il perdono.
Perché il nostro cuore è per sua natura resistente alla disponibilità ad andare incontro a chi ci ha fatto del male. Non è spontaneo il tendere la mano alla persona da cui abbiamo ricevuto un’offesa, o l’abbracciare quella che ci ha procurato una ferita che rimane profonda in noi. Il perdono, infatti, non è da considerare un atto che scaturisce naturalmente: deriva sempre da una scelta volontaria e consapevole di andare oltre l’offesa subita, per ricostruire un rapporto nuovo. Non implica dimenticare il dolore che si prova: una sensibilità ferita non si cura con una decisione. Perdonare, però, permette di superare l’astio, il desiderio di vendetta e crea di nuovo un’apertura di fiducia e disponibilità nei confronti dell’altro.
Nell’arte del perdono le donne sono maestre. Sì, più facilmente degli uomini, riescono a vincere la chiusura, a superare il rancore verso chi le ha offese, che si tratti del partner, di un collega, di un’amica. È quanto emerge da uno studio svolto presso la facoltà di Psicologia dell’Università dei Paesi Baschi e pubblicato sulla Revista Latinoamericana de Psicologia.
Le due ricercatrici, Carmen Maganto e Maite Garaigordobil, hanno rivelato che uomini e donne concordano sulla definizione di perdono come assenza di rancore, anche se tale elemento risulta più importante per gli uomini. A cosa è dovuta la maggiore disponibilità delle donne a superare le offese subite? Ad una dote essenziale per la costruzione di rapporti solidi, profondi e duraturi: l’empatia, che le donne dimostrano di possedere in misura maggiore rispetto agli uomini.
È squisitamente femminile, dunque, la capacità di entrare in sintonia con il vissuto ed i sentimenti di un’altra persona e dunque, anche di comprendere le ragioni che possono essere nascoste dietro ad un errore da questa commesso. Da qui la maggiore propensione al perdono da parte delle donne. Ed in famiglia cosa accade? L’insegnamento ricevuto dai genitori è fondamentale nella determinazione delle scelte dei figli: in una casa nella quale si è sempre respirato un clima di comprensione, di indulgenza, è facile che i giovani manifestino poi, nei loro ambienti di vita, la capacità di andare oltre le offese ricevute, senza serbare rancore.
I genitori, tuttavia, sempre secondo i risultati dello studio spagnolo, perdonano con maggiore facilità rispetto ai figli. I ragazzi hanno bisogno di più tempo per elaborare il risentimento di fronte ad un’ingiustizia ricevuta e far scaturire poi il perdono, mentre per i genitori il processo appare più rapido. Un maggiore equilibrio, forse, raggiunto a seguito delle più ampie esperienze di vita. La letteratura scientifica è ormai concorde nell’affermare che, su un piano caratteriale, la vera prova di forza è rappresentata dalla disponibilità a perdonare, l’unica che permette di mettere da parte il passato e proiettarsi verso il futuro poggiando su basi nuove. La tendenza a serbare rancore, a meditare vendetta, è fonte di ansia e stress, che possono sfociare in sintomi depressivi ed avere conseguenze anche fisiche a livello di tensione muscolare e problemi circolatori.
Possiamo allora riflettere sul valore delle parole del grande profeta della non violenza, Gandhi, che aveva affermato “il perdono è l’ornamento dei forti“.
Francesca Di Giorgio