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Bambini aggressivi o iperattivi? Colpa della respirazione

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Se tuo figlio ha problemi di respirazione durante il sonno, è bene rivolgersi ad uno specialista: potrebbe sviluppare iperattività e comportamenti aggressivi. Perlomeno stando a quanto sostenuto dai ricercatori della Yeshiva University – Albert Einstein College of Medicine di New York.

Gli studiosi dell’università statunitense hanno osservato 11 mila bambini, dai sei mesi di vita ai sei anni d’età. Nello specifico, grazie all’aiuto dei genitori, sono stati osservati gli effetti combinati del russare, la respirazione con la bocca (anziché col naso) e l’apnea notturna. I dati raccolti poi sono stati abbinati a dei questionari compilati all’età di 4 e 7 anni, per valutare i punti di forza o le difficoltà dei bambini per mezzo della scala di valutazione detta SDQ – scala che comprende l’analisi dell’iperattività, dei comportamenti trasgressivi, dei problemi relazionali ed emotivi ecc.

Il risultato sembra evidente: i bambini che manifestano difficoltà respiratorie (anche piccole) hanno dal 40 al 100% di probabilità in più di sviluppare problemi comportamentali a 7 anni, rispetto ai bambini senza problemi di respirazione. Dunque sono più inclini a sviluppare iperattività, aggressività, difficoltà nei rapporti con i coetanei, disturbi dell’attenzione e sintomi emotivi.

Come spiega la professoressa Karen Bonuck della Yeshiva University “questa è la prova più evidente fino ad oggi che il russamento, la respirazione con la bocca, e l’apnea possono avere gravi conseguenze comportamentali e socio-emotive per i bambini. Genitori e pediatri insieme, dovrebbero prestare un’attenzione particolare ai disturbi respiratori nel sonno nei bambini piccoli, fin dal primo anno di vita”.

Ma qual è la causa di questi problemi comportamentali?

Secondo i ricercatori, la causa è da ricercare nella modificazione del cervello ad opera della non corretta respirazione. I problemi respiratori, ad esempio, possono ridurre i livelli di ossigeno e aumentare i livelli di biossido di carbonio nella corteccia prefrontale: in tal modo vengono interrotti i processi di riparazione del sonno e si verifica uno squilibrio dei vari sistemi cellulari e chimici. Da ciò scaturiscono disturbi delle funzioni esecutive, come riuscire a prestare attenzione, pianificare in anticipo, organizzare ecc., ma anche l’incapacità nel sopprimere il comportamento negativo e autoregolare le emozioni e l’eccitazione.

Se i genitori sospettano che i figli abbiano problemi legati alla respirazione durante le ore di sonno – conclude la Bonuck –, dovrebbero chiedere al pediatra o al medico di famiglia una valutazione più approfondita e la necessità di incontrare un otorinolaringoiatra o uno specialista del sonno”. La prevenzione è sempre la prima arma di difesa.

Fabrizio Giona

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