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Melanoma cutaneo: ecco le linee guida italiane

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Fino a pochi anni fa, il melanoma era considerato una neoplasia rara, addirittura rarissima, fino all’adolescenza, mentre attualmente rappresenta una neoplasia con incidenza in continua crescita in tutto il mondo.

Negli ultimi 20 anni, l’incidenza è aumentata di oltre il 4% all’anno in entrambi i sessi. Alla luce del quadro epidemiologico poco incoraggiante, l’Agenzia per i Servizi Sanitari Nazionali (Agenas), in collaborazione con gli Istituti Regina Elena e San Gallicano, hanno elaborato delle linee guida clinico-organizzative, strumento concreto per orientare i medici e indirizzarli nella gestione della malattia.

Le linee guida di Agenas “Diagnosi e terapia del melanoma cutaneo” sono state elaborate con lo scopo di fare il punto sulle più recenti e validate acquisizioni scientifiche nella diagnosi e terapia del melanoma e di aiutare i medici e i pazienti nella gestione di questa patologia. “Si confida che questa serie di raccomandazioni, provenienti da fonti istituzionali ed elaborate da un gruppo di lavoro costituito da esperti con competenza multidisciplinare, possa assistere gli operatori sanitari nella definizione delle politiche locali e degli standard di cura e promuovere progressi verso un consenso diffuso nella comunità scientifica sulla gestione del melanoma“, spiegano qui gli esperti.

La forza delle raccomandazioni è classificata come A, B, C, o D ma la scala non riflette sempre l’importanza clinica delle raccomandazioni stesse. Le migliori pratiche cliniche basate sull’esperienza clinica del gruppo di lavoro sono comunque segnalate con una sigla. Il manuale comprende anche una sezione che tratta del melanoma in gravidanza, mentre dal capitolo sulle terapie del melanoma in fase avanzata emerge l’importanza di vigilare sulla presenza di nuovi farmaci man mano disponibili, vista la recente evoluzione della ricerca.

Infine, in questi casi, si evidenzia la necessità di richiedere la valutazione nei preparati istologici degli oncogeni mutati, come ad esempio BRAF.

Ma quali sono le principali raccomandazioni che emergono dalle Linee guida?

Un controllo di routine da uno specialista – chiarisce in una nota Caterina Catricalà, Direttore del dipartimento di dermatologia oncologica del San Gallicano e del Melanoma Unit IFO, nonché Responsabile scientifico del progetto – è opportuno se esistono i fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo del melanoma in maniera indipendente e statisticamente significativa: numero dei nevi di un individuo, fototipo e pigmentazione cutanea, episodi di scottature durante l’infanzia e storia familiare o personale di melanoma. Il 10% dei casi di melanoma presenta familiarità. È quindi è importante lo studio dei geni coinvolti nell’insorgenza del melanoma cutaneo.”

Per consultare le linee guida clicca qui

Roberta Ragni

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.