Le Poste Italiane condannate a risarcire un ex dipendente per tumore alla gola dovuto al fumo passivo: è accaduto a Messina dove Francesco B., 82 anni e una vita passata negli uffici postali, ha chiesto e ottenuto il risarcimento per danni biologici.
Nel corso del processo, tramite l’ascolto di diversi testimoni, è infatti emerso l’ambiente malsano in cui il signor Francesco ha prestato servizio per anni fino ad andare in pensione e, 6 anni dopo, riscontrare di aver contratto un cancro causato dal fumo passivo.
Le testimonianze parlano infatti di uffici “saturi di fumo”, privi di finestre aperte e ventilazione, e dell’abitudine dei colleghi del povero pensionato di fumare anche in presenza di non fumatori, come lui stesso era.
Il giudice nella sentenza esclude come scusante il fatto che al tempo non fossero ancora presenti gli attuali divieti: “La pericolosità del fumo, cosiddetto involontario, era ben nota nel nostro Paese all’epoca dei fatti, tant’è vero che nel 1975 era entrata in vigore una normativa che vietava il fumo in determinati ambienti sensibili […]; sussisteva inoltre l’obbligo per i produttori di sigarette di segnalarne la nocività sui relativi pacchetti“.
Le Poste si ritrovano quindi a dover risarcire più di 174.000 euro per il danno biologico subito dal signor Francesco: “Il mio assistito ha vinto una battaglia importante: questa è una una sentenza che penso non abbia precedenti in Italia soprattutto perché gli è stata riconosciuta la malattia a distanza di ben sei anni da quando è andato in pensione“, ha commentato l’avvocato Francesco Bertolone.
Eleonora Cresci