musica carattere

Dimmi quale musica ascolti e ti dirò che carattere hai

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Perché ascoltiamo una ballata di Johnny Cash piuttosto che un pezzo latino americano?

Perché ci abbandoniamo alle note calde del northern soul scivolando su un dancefloor come negli anni ’60 invece di ballare sotto le stroboscopiche delle discoteche ai ritmi dance elettronici contemporanei? Questione di gusti per carità che, tutti lo sanno, non sono discutibili. Ma forse, ed è quello che pensano psicologi ed esperti, c’è qualcosa di più.

La musica accompagna la vita dell’uomo da sempre e alcuni antropologi ritengono addirittura che la sua nascita abbia preceduto quella dell’umanità stessa. Ma che cosa le ha assegnato una parte così basilare nella nostra vita e cultura? Quali sono le molle che scattano nella nostra mente e nei nostri animi nella scelta dei generi musicali da scaricare sul nostro iPod?

La biomusicologia e la psicologia musicale hanno sempre creduto che dipenda da un mix di fattori: genetica, cultura, moda del momento. Ma ora una nuova ipotesi: che c’entri la psiche? Che la scelta di una canzone sia una manifestazione della nostra personalità, ovvero un modo di rendere esplicita la nostra psicologia implicita? Per i ricercatori della Cambridge University è proprio così. Peter Rentfrow, professore di psicologia sociale e dello sviluppo e a capo dello studio, non ha dubbi nel sostenere che “dichiarare cantanti e canzoni preferite è come fare una precisa affermazione di ciò che siamo e di come vogliamo che gli altri ci vedano“. Musica insomma come specchio dell’anima e come riflesso della nostra più intima natura.

Rentfrow e colleghi hanno pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology i risultati del loro studio che non si è basato su ipotesi date a priori ma solo sulle effettive associazioni fatte dai più di 2000 individui presi in esame. Ma vediamo in c he cosa è consistito il tutto.

Anzitutto il team anglosassone, analizzando i gusti dei volontari, ha diviso i 23 generi musicali in 5 categorie base, correlate ai tratti psicologici delle persone che preferivano certe caratteristiche musicali rispetto ad altre. Il modello nato da questa ricerca, denominato, forse non a caso, MUSIC dalle iniziali del tratto distintivo dominante dei 5 diversi gruppi, ha portato alla luce che ciascuna persona sceglie di calarsi in un mondo musicale che rafforzi e rispecchi le sue emozioni e la sua personalità in generale, o per lo meno l’attitudine specifica di un particolare momento.

Infatti, i partecipanti allo studio non solo hanno dovuto indicare i fattori dominanti delle 5 dimensioni musicali del MUSIC – quali il ritmo, il timbro, le sonorità, i toni – ma li hanno anche associati al tratto psicologico per loro ad essi connesso.

Ed ecco qui i risultati:

  1. M di Mellow, cioè melodia: il pop, il rock leggero, il mio amato soul e l’R&B. Melodie allo stato puro, lente, calme e senza le distorsioni tipiche del rock, le predilette dai romantici e da chi usa la musica come mezzo per rilassarsi e a volte per intristirsi un po’, ma forse solo per poi potersi con essa risollevare.
  2. U di Unpretentious, ovvero musica senza pretese: country, bluegrass e il Rock-n-Roll più lento. Le emozioni associate sono il relax, la semplicità e la calma. Studi precedenti avevano già messo in relazione questi generi musicali alla coscienziosità.
  3. S di Sophisticated, la musica sofisticata per orecchi sopraffini: la musica classica, la sinfonica, l’old jazz e la musica celtica, tutte quasi sempre prive di voci e rigorosamente senza percussioni. Chi le ascolta in genere lo fa per concentrarsi o per elevare il suo spirito e in genere ha una notevole apertura mentale.
  4. I di Intense, ovvero musica intensa: si parla qui infatti di rock, punk, heavy metal e power pop, generi intensi proprio perché dai ritmi forti e molto emozionanti. In genere chi l’ascolta è una persona un po’ aggressiva e ostile all’ambiente circostante, non romantica e non in cerca di relax ma piuttosto di energia. In effetti la mattina mentre vado a lavorare pure io ascolto a tutto volume nelle mie povere orecchie i miei amati Social Distortion per affrontar meglio la giornata e proprio per darmi la carica giusta!

    Una ricerca del 2005 fatta dall’Università di Warkick aveva scoperto inoltre che quasi la metà dei ragazzi della National Academy for Gifted and Talented Youth – associazione di giovani tra 11 e 19 anni con i voti migliori rispetto alla media nazionale – ascoltava heavy metal. Come a dire che i più intelligenti – che forse proprio per questo hanno più difficoltà ad inserirsi nella società – ascoltano questo genere, scelto un po’ come manifesto di protesta per esprimere una sorta di rabbia interiore.

  5. C di Contemporary, ovvero tutte quei generi contemporanei diversi che vanno dal rap al latino americano, all’acid jazz e all’elettronica. Chi ascolta questi generi pare tragga dai ritmi veloci e marcati dalle percussioni una sorta di sensazione di felicità.

Queste le classificazioni fatte dei “tipi musicali”, legati al genere musicale appunto ma anche alle diverse personalità: un modello che dovrebbe fare da mappa guida per gli studi psicologici al riguardo. È noto da tempo infatti che la musica ha un ruolo efficacissimo non solo nel migliorare le capacità espressive e artistiche, ma anche nell’agevolare la riabilitazione da patologie o la sopportazione del dolore. Già Glenn Schnellenberg, psicologo dell’Università di Toronto a Mississauga nell’Ontario anni fa aveva sottolineato quanto il potere della musica fosse utile nel rendere il cervello dei bambini più scattante anche se forse si trattava di un “effetto comune alle attività extrascolastiche, ma con la musica siamo riusciti a osservarlo con una certa sicurezza”.

La musica ha potere davvero magico a tutti i livelli ed io che ne sono totalmente dipendente non posso che unirmi alle parole di questo psicologo americano: “Lo stimolo uditivo, quando viene percepito come gradevole, aumenta il benessere. E quando uno si sente bene e rilassato, assolve meglio ai suoi compiti … presunto effetto Mozart sarebbe da ricondurre a un potere più generico della musica, che è capace di rilassare e di migliorare umore e performance, a patto – ricordate – che sia quella preferita

Quindi che aspettate? Assecondate i vostri umori e accendete subito lo stereo: se siete giù di corda vi ricaricherete e se non lo siete vi ricaricherete ancora di più!

Valentina Nizardo

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