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Ernia addominale: le novità e le linee guida sugli interventi

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Si è concluso da poco in Polonia il 34° Congresso dell’European Hernia Society da cui sono emerse novità interessanti sulla cura e il trattamento di questa patologia, in particolare dell’ernia addominale.

C’è subito da dire che, grazie alle nuove tecnologie e tecniche di intervento, qualsiasi tipo di ernia può essere trattata e il recupero è sempre più veloce, grazie soprattutto alle operazioni che sono diventate più semplici e “di routine”.

Tra le novità più importanti degli ultimi anni c’è stato il fatto che l’operazione per rimuovere un’ernia non richiede più il ricovero del paziente ma viene fatta in day ospital. Si ricorre ad un’anestesia locale in modo tale che il paziente possa essere dimesso a breve termine e quindi nel complesso subisca un intervento considerato meno invasivo.

Nei casi più complicati invece, quando ad esempio è necessario ricostruire la parete addominale post-partum, attualmente l’approccio che si utilizza è quello in cui in sala operatoria cooperano insieme chirurgo addominale e chirurgo plastico.

Nuovi passi avanti anche riguardo al dolore post operatorio come spiega il professor Giampiero Campanelli dell’EHS, nuovo presidente per l’Europa, a La Stampa: «Il perfetto isolamento dei nervi della regione, è senz’altro una condizione per prevenire il dolore post-operatorio, ma rientra nella sfera delle abilità del chirurgo e così pure la capacità di capire quali tipi di scelte fare per ciascun paziente per garantire a tutti la miglior “Tailored Surgery” possibile in base alle tecniche e ai presidi disponibili. Un criterio sul quale non possiamo abbassare la guardia, persino in tempi di Spending Review, è la qualità dei presidi e degli standard di sicurezza d’intervento, ne va della salute di ciascuno. Senza contare che dover re-intervenire su un paziente già operato è sempre più complicato che operare una prima volta e richiede attenzioni, competenza e cura ancora maggiori da parte del chirurgo e della sua equipe per minimizzare i rischi legati all’intervento, primo fra tutti proprio il dolore cronico post-operatorio».

Buone notizie anche sul fronte riparazione delle ernie, grazie a delle protesi. Spiega sempre il dottor Campanelli «Esistono oggi molti tipi di reti e di intervento che, a seconda delle caratteristiche fisiche del paziente e dell’anatomia chirurgica e a seconda del tipo di ernia, può essere condotto in laparoscopia o a cielo aperto, con anestesia locale o generale, con tecnica di sutura standard o “sutureless” . Diverse dunque le variabili di cui tenere conto. Certo un nuovo obiettivo a cui dobbiamo mirare è la realizzazione di protesi sempre più dinamiche (proprio nel senso che assecondano il movimento naturale della muscolatura) e sempre più leggere (si punterà sempre più sulla diminuzione del peso, inteso come compressione della protesi sui tessuti muscolari). I vantaggi per il paziente? riduzione delle complicanze post operatorie (in media, dopo un intervento d’ernia, si riopera nuovamente il paziente addirittura nel 30% dei casi a causa delle complicanze) grazie a minor compressione dei nervi coinvolti nella regione addominale e miglior processo di cicatrizzazione».

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