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Combattere il cancro alle ovaie con il fiuto dei cani

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Nella battaglia contro il cancro ovarico, tre cuccioli di cane dell’Università della Pennsylvania saranno in prima linea. I cagnolini, Ohlin e Thunder, entrambi Labrador, e McBain, uno Springer Spaniel, sono stati arruolati alla guida di una collaborazione tra animali ed un team di ricerca del Monell Chemical Sciences Center.

Il cancro ovarico mette a rischio la vita di più di 14 mila donne ogni anno e rappresenta la quinta causa di decessi per cancro nelle donne, negli Stati Uniti come in altri paesi. La nuova e inedita collaborazione prende di mira questo “killer” silenzioso, con una combinazione di chimica, nanotecnologie e cani.

Secondo gli scienziati del Penn Center, e come risulta da diversi test genetici, ogni tumore ha il suo odore. E quale migliore sensore potrebbe rilevare un odore come il naso di un cane? I ricercatori, in collaborazione con il Monell Center, hanno recentemente ricevuto una sovvenzione di 80 mila dollari dalla Kaleidoscope of Hope Foundation per sviluppare nuovi modi di “fiutare” neoplasie ginecologiche.

L’utilizzo del migliore amico dell’uomo per rilevare il cancro non è pratica nuova. Alcuni studi condotti in California, a Chicago e in Europa negli ultimi dieci anni, si sono avvalsi dei cani addestrati per individuare il cancro al polmone e al seno. Un gruppo di ricerca in Svezia, inoltre, aveva condotto alcune indagini preliminari grazie ai cani proprio sul cancro alle ovaie. Tuttavia, l’autore dello studio è oggi in pensione e stava usando i suoi stessi cani personali per le proprie ricerche, come spiega Cynthia Otto, direttrice del Centro Working Dog e professore associato del Critical Care presso la Penn Vet. “Lui ci sta consigliando il percorso per non ripetere gli stessi errori che ha fatto nel corso dei suoi studi“, spiega la Otto riferendosi al professore svedese. “Non abbiamo mai effettuato prima tale lavoro sul cancro“.

Il cancro ovarico è notoriamente difficile da rilevare nelle sue fasi iniziali, perché i suoi sintomi (stipsi, aumento di peso, gonfiore o minzione più frequente) possono essere facilmente confusi con altri disturbi. Se è diagnosticato precocemente, però, il cancro ovarico ha un tasso di sopravvivenza del 90 per cento. Purtroppo, spesso non viene rilevato fino a quando non è troppo tardi. Un efficace protocollo di screening ancora non esiste e la visita da parte di un medico non è sufficiente ad individuare i casi nei suoi primi stadi. Ogni tumore ha il suo odore, però. E ancor prima che il cancro ovarico possa essere rilevato dai metodi attuali, crea piccole quantità di massa “odorante“, ha dichiarato la dottoressa Otto. Ovviamente, l’olfatto umano non è abbastanza sensibile. Ma gli odori possono essere percepiti dai cani addestrati.

Nel nuovo programma, gli scienziati del Penn Medicine’s Division of Gynecologic Oncology preleveranno dei campioni di tessuto e di sangue sia da pazienti sani che da pazienti con tumore ovarico. I campioni saranno analizzati dai chimici, dagli scienziati che lavorano con le nanotecnologie e, infine, dai cuccioli del Working Dog Center, una struttura per l’addestramento dei cani. “Li stiamo addestrando da quando compiono 8 settimane di vita“, prosegue la Otto. “Sono tutti favolosi e sono molto sensibili quanto ad olfatto“. Molti hanno già esperienza nel fiutare esplosivi e resti umani.

E il rilevamento del cancro non è molto diverso. Ai cani saranno mostrati i campioni sani e quelli tumorali in contenitori ai quali non possono accedere, ma concepiti in modo tale da sentirne il loro odore. “Li abituiamo ad avvertirci quando scoprono i campioni di pazienti affetti da cancro“. Quando distinguono quello corretto, sono ricompensati con il cibo o un giocattolo.

Federica Vitale

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