L’allergia all’uovo è una reazione del sistema immunitario a una o più proteine contenute nell’albume o nel tuorlo. Si tratta di un disturbo piuttosto comune, soprattutto nei bambini nei primi anni di vita. Proprio per questo motivo è importante che le mamme (e i papà) imparino a riconoscerne tempestivamente i sintomi, così da poter intervenire con il supporto di uno specialista e pianificare una dieta sicura ed equilibrata per i propri figli.
A parere di Alessandro Fiocchi, esperto di allergologia dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, vi sono bambini che nascono già allergici all’uovo, sebbene non abbiano mai assunto tale alimento. La sensibilizzazione all’uovo può infatti avvenire già durante la gravidanza o perfino per via aerea, se la madre o l’ambiente espongono il bambino a tracce di queste proteine.
Indice
I principali sintomi dell’allergia all’uovo
I segnali dell’allergia possono variare da lievi a gravi. In alcuni casi, il primo sintomo può essere la dermatite atopica, una condizione sempre più diffusa tra i bambini sotto i 5 anni. Questa patologia può essere aggravata da fattori ambientali come l’inquinamento e da un’alimentazione inadeguata.
Nei casi più gravi può manifestarsi uno shock anafilattico, una reazione potenzialmente fatale che richiede un intervento medico immediato. Questo tipo di reazione comporta difficoltà respiratorie, gonfiore della gola e calo improvviso della pressione sanguigna. È fondamentale riconoscerne i sintomi precocemente e avere a disposizione un piano d’emergenza, che può includere l’uso di adrenalina auto-iniettabile (EpiPen).
Altri sintomi comuni includono:
- Rinite allergica
- Asma o peggioramento dell’asma preesistente
- Orticaria o eruzioni cutanee
- Gonfiore di labbra, lingua o viso
- Dolore addominale, vomito, diarrea
- Mal di pancia o coliche
Questi sintomi si manifestano in genere entro poche ore dal consumo di uova o alimenti che le contengono, anche in piccole quantità.
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Come si diagnostica e si gestisce l’allergia all’uovo
La diagnosi viene effettuata tramite test cutanei (prick test), analisi del sangue per la ricerca delle IgE specifiche o test di provocazione orale sotto controllo medico. In età pediatrica, l’allergia all’uovo tende spesso a regredire spontaneamente: circa il 70% dei bambini la supera entro i 6 anni. Tuttavia, nei casi persistenti è possibile ricorrere a protocolli terapeutici mirati.
Uno di questi è rappresentato dalle terapie di desensibilizzazione, note anche come immunoterapia orale. Questo percorso prevede la somministrazione graduale e controllata di piccole quantità di uovo, fino a raggiungere una tolleranza accettabile. Naturalmente, va eseguita solo in ambiente ospedaliero, sotto la guida di medici specializzati.
Allergia all’uovo negli adulti: attenzione anche in età avanzata
Sebbene più rara, l’allergia all’uovo può persistere anche in età adulta o svilupparsi in età avanzata. Alcuni soggetti adulti manifestano sintomi lievi come orticaria o congestione nasale dopo aver mangiato uova crude o poco cotte, mentre altri possono avere reazioni più intense, simili a quelle osservate nei bambini. In ogni caso, è importante non sottovalutare l’intolleranza o la sensibilizzazione tardiva.
Una particolare attenzione va riservata anche agli anziani, soprattutto se assumono farmaci o presentano patologie croniche: una reazione allergica può essere più difficile da gestire e più rischiosa.
Come evitare il contatto con l’uovo
Chi è allergico deve imparare a leggere con attenzione le etichette alimentari e a riconoscere le diciture che indicano la presenza di uovo, come “albumina”, “lecitina E322”, “ovomucina”, “globulina” e “lisozima”. Questo vale non solo per gli alimenti, ma anche per alcuni vaccini, cosmetici e farmaci che possono contenere tracce di proteine dell’uovo.
Oggi, per fortuna, esistono molte alternative valide per cucinare senza uova, come l’uso di semi di lino o Chia, banana schiacciata, yogurt vegetale e mix di farine per dolci senza allergeni.
L’allergia all’uovo è una condizione complessa ma gestibile, soprattutto se diagnosticata precocemente. Con l’aiuto del pediatra o di un allergologo, è possibile impostare un’alimentazione sicura, monitorare i sintomi e valutare l’efficacia di eventuali percorsi di desensibilizzazione.