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Batterio killer in Germania: non è colpa dei germogli di soia

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La domanda ce la siamo posti stamattina ed ecco che arriva una prima risposta: no, non sono i germogli di soia.

È quanto emerge dalle prime analisi condotte su 23 dei 40 campioni sequestrati nell’azienda del villaggio di Bienenbuettel. Ma le analisi proseguono su altri 17 campioni provenienti da un’altra azienda biologica che produce germogli di soia a Bienenbuettel, a 80 chilometri a sud di Amburgo

Intanto, è stato fissato per domani alle 14 a Lussemburgo un incontro dei ministri europei dell’Agricoltura e della Sicurezza alimentare, cui sono stati convocati anche i commissari europei all’Agricoltura, Dacian Ciolos, e alla Sanità, John Dalli. In esame verrà posta la situazione dal punto di vista del mercato e della sicurezza alimentare.

Secondo Ferruccio Fazio, ministro della Salute, le analisi dovrebbero concentrarsi più «sulle situazioni locali» di produzione, sui punti critici e sui processi attraverso cui avviene la contaminazione degli alimenti, che non «sui singoli vegetali», indicati di volta in volta come i colpevoli. Inoltre, occorre puntare l’attenzione anche sulle situazioni locali di confezionamento.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE (dati Ecdc):

  • 661 (630 in Germania) casi di sindrome emolitico-uremica (HUS o Seu), di cui 16 mortali (di cui uno in Svezia)
  • 1.672 (1.601 in Germania) di Escherichia coli enteroemorragico (Ehec) in Germania, di cui 6 mortali

Germana Carillo

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.