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La poesia aiuta più dello psicanalista

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La lettura, in particolare la poesia, fa bene allo spirito, più di una seduta dallo psicanalista. È quanto afferma uno studio inglese condotto dall’Università di Liverpool, secondo il quale leggere le opere di grandi autori fa scattare qualcosa nel cervello che aiuta a riflettere e rivalutare le proprie esperienze. Ma c’è un dettaglio: bisogna leggere le versioni integrali e non quelle semplificate.

Gli esperti hanno analizzato il cervello di un gruppo di volontari durante la lettura di Shakespeare, Larkin ed altri grandi autori classici ed hanno confrontato i risultati con quanto riscontrato dalla lettura di versioni semplificate degli stessi testi. Un’attenzione particolare è stata rivolta allo studio dell’attività cerebrale dei lettori di fronte a parole insolite o strutture sintattiche complesse.

Dall’indagine è emerso che la poesia provoca una maggiore attività nell’emisfero destro del cervello, l’area in cui si trova la “memoria autobiografica”. In pratica, la poesia attiverebbe dei meccanismi di “rimemorazione“, portando il lettore a riflettere e ripensare sulle proprie esperienze vissute, lo stesso metodo adottato nella psicanalisi. E ciò avverrebbe indipendentemente dall’età.

La poesia non è solo una questione di stile. Si tratta di stratificazioni profonde di vissuti che riguardano la sfera emotiva, biografica e cognitiva – ha spiegato il professor Davis, a capo dello studio – Questa è la prova che il linguaggio elevato della letteratura, a proposito di situazioni umane, può dare un aiuto maggiore libri di auto-aiuto o delle semplici letture che confermano opinioni prevedibili, immagini convenzionali, e rappresentazioni“.

Insomma, prima di affidarsi a libri di psicologia fai da te, meglio riprendere un classico dalla soffitta.

Silvia Bianchi

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