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35 anni, la fase calante del sesso

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Un sondaggio inglese ha stabilito che le donne anglosassoni, una volta compiuti i 35 anni, hanno una fase calante e cominciano a perdere l’interesse per il sesso. Riducono così la pratica erotica fino a farla scomparire dalla memoria dei loro compagni.

Il fenomeno è diffuso soprattutto fra le donne più impegnate, quelle con responsabilità maggiori, quelle che hanno un lavoro full time e le madri di un singolo figlio.

Non sappiamo se la soglia dei 35 anni sia solo simbolica o indichi un fenomeno preciso: allo spegnimento delle candeline, durante la festa di rito, si sente uno strano formicolio. Pochi secondi e la libido trasloca dal corpo della festeggiata, per trasferirsi su qualche giovane vicina in fase pre-ormonale.

Se le cose stanno così, immaginiamo i maschi delle età limitrofe disperati, alla ricerca di rimedi magici e pratiche esoteriche per evitare la “maledizione del compleanno”. È molto facile spiegare il dato che riguarda l’impegno.

Una donna che trascorre la giornata a dar ordini, progettare, gestire uno studio tutto suo, curare i rapporti con la clientela, inventare nuove strategie, e che quando arriva a casa viene assalita da compiti, doveri, problemi, difficilmente sarà colta dal raptus erotico verso il suo uomo. Soprattutto quando quest’ultimo non contribuisce alla pulizia della casa o si dimentica i bambini a pallavolo.

In questo, credo che potremmo essere tutte solidali con le nostre colleghe inglesi. Il desiderio nasce da una tensione, sì, ma non dalla rabbia verso colui che lascia i vestiti sparsi per casa come se fossero sementi, sperando che prima o poi crescano un albero di pantaloni o una pianta di calzini. Puliti, ovviamente. Possibilmente anche stirati e accoppiati.

Comprensibile anche la maggior incidenza del fenomeno nelle donne che hanno un lavoro full time, rispetto a quelle che svolgono un lavoro part time. Meno ore di lavoro equivalgono a meno stanchezza e a una maggiore possibilità di dedicarsi a pensieri hot.

Anche se, almeno in Italia, meno ore di lavoro equivalgono quasi sempre a uno stipendio da fame. Cosa che pare non favorire la creazioni di momenti erotici e pensieri arditi, e a un pargolo ululante che attende con ansia il ritorno della 35enne a casa, per prosciugarla, con amore, di tutte le energie residue. Anche in questo caso, sembra che il bucato di bavaglini colmi di pappe e macchie varie, e il recupero degli oggetti lanciati nei posti più impensabili, vero e proprio top-seller nel gradimento dei bimbi, non sia propedeutico all’atto amoroso.

Più difficile da spiegare, invece, è il fatto che il calo di desiderio riguardi le madri di un solo figlio rispetto alle madri con almeno due figli, più propense al rapporto sessuale.

In Italia, dove i figli rimangono con i genitori fino all’anzianità (loro, non dei genitori), la cosa sarebbe comprensibile. Il figlio unico si frappone nella coppia catalizzando l’attenzione esclusiva della madre a discapito del padre, con buona pace di Freud e di cent’anni di psicanalisi. Abbiamo sempre pensato che fosse una caratteristica propria del nostro paese. Ne andiamo anche abbastanza fiere, soprattutto quando ascoltiamo, con una lacrima nostalgica, Mamma, solo per te la mia canzone vola.

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Come spiegare questo dato inglese? Forse, semplicemente, perché due figli si fanno almeno un po’ di compagnia, lasciando così il tempo ai genitori di coltivare una sana vita sessuale. Peccato che per arrivare a quello stadio, quello magico in cui i genitori possono lasciare i bimbi da soli senza temere accidentali omicidi o incendi dolosi, si debbano attendere i 25 anni di età, possibilmente di entrambi.

Forse la soluzione dell’enigma sta proprio nell’età della madre. Qui da noi, avere un bimbo sotto i trent’anni è considerato un avvenimento. Come lo si mantiene, un piccolo, se non c’è lavoro, i contratti non esistono, le aziende non assumono? In tempi come questi, la frase più sexy da dire ad una donna non è come sei bella, ma ho un contratto a tempo indeterminato.

Forse, in Inghilterra le cose sono diverse. Forse lì le donne riescono a partorire a venticinque anni, senza sentirsi in colpa verso la società. Magari in Inghilterra una madre ha diritto alla maternità pagata e i nonni, che a cinquantacinque anni si godono la meritata pensione, sono giovani e pronti ad aiutare.

O forse, semplicemente, le donne inglesi sono meno ansiose e amano di più l’equazione matematica secondo la quale se a 35 anni hai due figli, allora tre è uguale a due, sul bilancio familiare. Confortate da ciò, si dedicano con gioia al passatempo più divertente del mondo.

In Italia? Tanto lavoro, meno sesso e delle lunghe maratone di Sex and the City, per ricordarci di come eravamo.

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