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Tumori: il vaccino contro il melanoma arriva alla fase due

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Arriva il vaccino contro il melanoma. È stata avviata infatti la fase due della sperimentazione di questi vaccino. Lo hanno annunciato questa mattina l’Istituto Superiore di Sanità, insieme all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e l’Istituto Dermatologico San Gallicano.

Ma la vaccinazione riguarderà categorie molto specifiche. La dottoressa Virginia Ferraresi, dell’oncologia medica dell’Ire ha spiegato chi potrà esservi sottoposto:

“I criteri di eleggibilità per partecipare al protocollo sono molto precisi. Si tratta di pazienti con più di 18 anni, con melanoma ad alto rischio di ricaduta che non presentano alcuna metastasi né da un punto di vista clinico né radiologico. Il vaccino sarà somministrato soltanto a coloro che risultano positivi per l’espressione dell’antigene di istocompatibilità Hla-A0201 presente in circa il 45% della popolazione italiana”.

Lo studio almeno in questa fase coinvolgerà 50 persone, 20 delle quali già selezionate. “I criteri per partecipare al protocollo – spiega Virginia Ferraresi dell’Oncologia medica dell’Ire – includono pazienti con melanoma” post-intervento, con più di 18 anni e “ad alto rischio di ricaduta, che non presentano alcuna metastasi, né clinica né radiologica.

Il presidente dell’ Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci, ha spiegato:

“Dopo una prima fase pilota dello studio di questi vaccini combinati con chemioterapia o interferon alfa che aveva indicato chiaramente l’opportunità di proseguire le ricerche in questa direzione, abbiamo deciso di avviare la fase due della sperimentazione prevedendo l’arruolamento di 50 pazienti con melanoma metastatico abbiamo già testato la sicurezza della tollerabilità, si tratta per noi di uno studio strategico come il risultato di una ricerca di base svolta in Iss da più di 20 anni possa essere trasferito nella pratica clinica. Un’opportunità terapeutica enorme per quei pazienti che non hanno alternative terapeutiche”.

Buone notizie, dunque. E lo diventano ancora di più se si pensa che negli anni la diffusione di tale tipo di tumore è cresciuta più velocemente di tutti gli altri. Fino a qualche anno fa era addirittura considerato una neoplasia rara, ma è cresciuto del 15% nell’ultimo decennio, rispetto al precedente.

Ad ammalarsi in Italia sono circa 12-13 persone ogni 100mila abitanti, con un’età media di 50 anni. Fortunatamente questo tipo di tumore ha una prognosi migliore rispetto ad altri. La mortalità infatti è ormai molto bassa, anche grazie alle campagne di sensibilizzazione, alla tecnica diagnostica non invasiva e alla diagnosi precoce.

Conclude Garaci:

“Qualora questo vaccino terapeutico si rivelasse efficace potremo inoltre applicarlo come prevenzione, nei casi in cui il tumore è ad alto rischio di recidiva”.

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Giornalista pubblicista specializzata in Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo. Nel 2011 ha vinto il Premio Caro Direttore e nel 2013 ha vinto il premio Giornalisti nell’Erba grazie all’intervista a Luca Parmitano.