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Sindrome della morte in culla: tutte le regole fondamentali

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È il terrore di tutte le mamme: si chiama Sindrome della Morte in Culla (Sisd) e fa molta paura. È la morte improvvisa e inspiegabile del lattante che apparentemente è sano.

Nel 90% dei casi di Sisd il bimbo ha meno di sei mesi e la percentuale oscilla tra lo 0,7 e l’1 per mille. Nei paesi industrializzati è la prima causa di morte di bambini con meno di un anno.

Questa sindrome è così improvvisa da non dare il tempo al genitore neppure di chiamare il pediatra. Il copione drammatico, in genere, è questo: si trova il bimbo in culla che non respira più, di colorito bluastro, freddo. La corsa in ospedale, spesso, la sentenza di morte che arriva come una falciata in pieno viso. Eppure stava bene e anche i medici confermano che il quadro clinico non destava alcun sospetto.

Ma ci sono dei sintomi della morte in culla? In teoria sì ma sono difficilmente decodificabili perché comuni a tutti i bambini. Tosse, vomito, diarrea che nei lattanti sono davvero frequenti. Non è una malattia e non c’è una vera e propria cura. Esistono, però, dei fattori di rischio: temperatura troppo alta in casa, infezioni respiratorie, fumo e madre che ha fatto uso di alcool o sostanze stupefacenti in gravidanza, bambino troppo coperto.

Questa serie di fattori di rischio deve innescare una serie di accorgimenti preventivi. Il bambino deve dormire sempre in posizione supina, almeno fino ai tre anni. L’ambiente in cui dorme non deve essere inquinato da fumo e deve essere ben areato. Il bambino non deve dormire nel lettone ma nella sua culla, non troppo coperto. Il materasso non deve essere troppo soffice, evitate cuscini o peluche in culla. Diversi studi dimostrano che l’uso del succhiotto può sfavorire la sindrome della morte in culla.

Un fattore protettivo, come ormai scientificamente dimostrato, è quello dell’allattamento al seno. Il rischio diminuisce del 50%. Perché? Il bambino allattato al seno ha un sonno più leggero di quello nutrito con latte artificiale: ci sono molte meno possibilità di cadere in quel sonno profondo nel quale si verifica la sindrome. Per cui, ancora una volta, l’Oms raccomanda, se ci sono le condizioni, di non rinunciare all’importantissimo allattamento al seno.

Sara Tagliente

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