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L’importanza dell’acido folico in gravidanza

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Acido folico per tenere lontano il rischio autismo. Assumere acido folico in gravidanza, infatti, serve non solo nella prevenzione delle malformazioni neonatali come la spina bifida e a scongiurare ritardi nel linguaggio del bimbo, ma anche a ridurre del 40% il rischio autismo per il nascituro, con una assunzione regolare almeno da quattro settimane prima a otto settimane dopo il concepimento.

Lo rivela una ricerca del Norwegian Institute of Public Health e della Columbia University di New York pubblicata sulla rivista Journal of the American Medical Association (Jama).

L’acido folico o vitamina B9 (folato nella forma naturale) è una vitamina idrosolubile essenziale alla sintesi del DNA e delle proteine. Anche se presente in natura in arance, kiwi, verdure a foglia scura, pomodori, legumi, germe di grano, lievito di birra, fegato di vitello e cereali, viene ridotto del ben l’80% durante la cottura ed è per questo che è necessario che le donne lo integrino nella dieta. Negli Stati Uniti, Canada e Cile, l’acido folico viene aggiunto alla farina, in modo da fornire automaticamente la vitamina ai consumatori.

Gli studiosi hanno esaminato 85.176 piccoli nati tra il 2002 e il 2008 e i loro genitori ed è emerso che le madri che hanno assunto integratori di acido folico all’inizio della gravidanza hanno avuto un rischio ridotto del 40% di avere figli con un disturbo autistico rispetto alle coetanee che non hanno preso l’acido folico. Gli esperti hanno monitorato il campione di bambini per alcuni anni e diagnosticato 270 casi di autismo e malattie affini.

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.