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Meningite: l’Europa dice sì al vaccino contro il meningococco B

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La Commissione europea ha autorizzato la vendita in Europa del vaccino contro la meningite da meningococco B, la più diffusa in Europa. Da adesso in poi, ogni Stato membro potrà decidere se inserire nei programmi nazionali di vaccinazione il farmaco messo a punto da Novartis.

In Italia, dove i casi registrati di contagio da meningococco B sono 150 all’anno, i vaccini finora disponibili contro la meningite meningococcica (batterica) proteggevano solo contro i gruppi A, C, Y e W135.

LA MALATTIA. La meningite da meningococco B (MenB) spesso non viene diagnosticata correttamente, in sole 24 ore può essere letale (un paziente su 10 muore), oppure può causare gravi disabilità permanenti. Fino a uno su cinque di coloro che sopravvivono può infatti riportare danni cerebrali, perdita dell’udito, amputazione degli arti. I tassi più alti di malattia si verificano nel primo anno di vita, con un picco ai sette mesi.

IL VACCINO. Il vaccino è stato testato su 3.630 bambini a 2, 4 e 6 mesi in concomitanza con le vaccinazioni classiche (vaccino 7-valente pneumococcico glicoconiugato e vaccino combinato contro difterite, tetano, pertosse acellulare, polio inattivato, epatite B e Haemophilus influenzae tipo b1). Le analisi hanno dimostrato una risposta immunitaria protettiva e un profilo di sicurezza accettabile, oltre a una buona risposta immunitaria nei bambini (1.555) che hanno ricevuto una quarta dose al dodicesimo mese di vita.

La prospettiva di un nuovo vaccino che possa aiutare a prevenire il meningococco B rappresenta l’innovazione che stavamo aspettando da oltre 10 anni – commenta Susanna Esposito, direttore della Clinica pediatrica I alla Fondazione Irccs Cà Granda ospedale Maggiore Policlinico di Milano, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica e membro dei Comitati per la ricerca clinica e per l’attività assistenziale della European Society for Pediatric Infectious Disease (Espid) -. (…) Il nostro obiettivo è capire la persistenza dell’immunità nel tempo: la copertura vaccinale dura dieci anni e potrebbe essere utile rinnovarla nei bambini grandi per i quali si moltiplicano le occasioni di contagio tra vacanze, sport, discoteca“.

Quanto all’introduzione del nuovo vaccino nel programma di vaccinazioni del nostro Paese, la Esposito spiega che “purtroppo, soprattutto in questo periodo si pone un problema di costi e va sempre valutato il rapporto costi-benefici, anche il relazione al fatto che il programma vaccinale per i bambini è già molto ricco e dunque si pone un problema di possibili effetti collaterali dei diversi vaccini che vengono somministrati. In ogni caso il piano in vigore permette di inserire nuovi vaccini: vedremo cosa succederà“.

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.