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Partorire in casa diminuisce il rischio di emorragie post-parto

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Le donne che scelgono di partorire in casa hanno meno probabilità di soffrire di emorragie che possano minacciare la vita loro e del bambino rispetto a quelle che fanno nascere i figli in ospedale.

Lo dice uno studio dei ricercatori dell’Università di Southampton, scoprendo che l’eccessivo ricorso all’intervento dei medici, ivi compreso l’uso dei farmaci per accelerare le contrazioni, le incisioni chirurgiche per facilitare il parto e i cesarei di emergenza, possono compromettere la sicurezza delle donne durante il travaglio.

Si parla di emorragia post-partum (PPH) quando le perdite ematiche superano i 1000 ml, entro 24 ore da un parto vaginale o taglio cesareo (TC). Si possono verificare per ritenzione di placenta o di suoi frammenti, lacerazione vaginale o cervicale, atonia uterina, inversione uterina, embolia di liquido amniotico o coagulopatie. Si tratta di una delle principali cause di decessi correlati al parto.

Nonostante l’identificazione di fattori di rischio, l’emorragia post-partum primaria spesso si verifica imprevedibilmente anche in donne a basso rischio.

Ma spesso la colpa è da imputare proprio all’intervento dei medici. Almeno secondo i ricercatori Andrea Nove, Ann Berrington e Zoë Matthews della University of Southampton, che hanno analizzato i casi di 500mila donne che hanno partorito in una regione dell’Inghilterra tra il 1988 e il 2000.

I risultati, pubblicati su BMC Pregnancy and Childbirth, dimostrano che le probabilità delle donne appartenenti al gruppo ‘ospedale’ di soffrire di PPH erano 2,5 volte superiori rispetto a quelle del gruppo ‘casà.

Mentre la PPH è relativamente rara, si tratta di una grave complicanza e di una delle principali cause di mortalità delle madri sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppospiega il dottor Nove in una nota. I nostri risultati ci portano a suggerire che le donne dovrebbero essere informate del fatto che il rischio di PPH è più elevato in caso di nascite pianificate in ospedale rispetto ai parti che si svolgono in casa. Tuttavia, abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per stabilire esattamente perché la differenza esiste“.

Ma il parto in casa non è più pericoloso di quello in ospedale? Per Marta Campiotti, Presidente dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità e fondatrice della Casa Maternità Montallegro a Varese “no, il parto in casa è sicuro come quello in ospedale, e questo è stato verificato attraverso una ricerca su 24.000 donne (Olsen O., Meta-analysisi of the safety of home birth, pubblicato in Birth, 1977 Mar, 24 ). Lo studio dimostra che il parto in casa è una alternativa sicura per donne selezionate e che riduce gli interventi medici inutili su donne e bambini sani (episiotomia, accelerazione del parto, ecc.)“.

Certo non tutte le donne possono partorire a casa con tranquillità. “Solo le donne definite ‘a basso rischio’ – continua la Campiotti – possono partorire in casa e casa maternità con assoluta sicurezza: la probabilità che avvenga un emergenza è estremamente rara ed è sovrapponibile ad altri eventi di vita (ad esempio un viaggio, ecc.). L’ostetricia ufficiale parla di basso, medio e alto rischio“. E se succede qualcosa di imprevisto? “Noi ostetriche – conclude la Presidente – abbiamo deciso che saremo sempre presenti in due al parto a casa o in casa maternità, inoltre dobbiamo avere la possibilità di andare in Ospedale, se questo si rende necessario. L’Ospedale non deve essere lontano più di 30/40 minuti dalla tua casa. Il 90% dei trasferimenti avviene in tutta tranquillità, con la propria macchina, solo perché c’è un problema che non può essere risolto a domicilio. Ospedale non significa emergenza. Ma nei rarissimi casi di emergenza l’ostetrica domiciliare ha gli strumenti e le capacità per intervenire nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza“.

Attualmente, spiega l’Associazione, “il costo del parto in casa è circa di duemila euro, ma il prezzo può variare in base alle tariffe delle diverse equipe. Come ben sapete, il parto in ospedale è gratuito e si dovrebbe rispettare la libertà di scelta della donna sul luogo del parto. Il parto a domicilio dovrebbe essere rimborsato completamente dalla vostra A.S.L. che va a risparmiare i soldi del parto ospedaliero. Alcune Regioni hanno già riconosciuto con leggi specifiche la possibilità di rimborso: Piemonte, Emilia Romagna, Marche, provincia di Trento“.

Il parto in casa è solo una possibilità e non tutte le donne lo desiderano. Ma tutte le donne hanno diritto all’informazione, all’ascolto e alla libertà di scelta.

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Roberta Ragni

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.