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I piedi, le migliori scarpe da corsa

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Usare scarpe da corsa per correre? Ha effetti peggiori che camminare sui tacchi! Assurdo? Pare di no. Un team di ricercatori americani ha studiato lo stress causato dalla corsa su anca, ginocchio e caviglia: e la cosa migliore pare proprio che sarebbe farla a piedi nudi!

Le articolazioni prese in oggetto sono messe sotto sforzo dall’attrito tra scarpa e suolo ancor più che dallo stare in vetta ai tacchi alti (dal test è risultato che il carico sulle giunture è addirittura superiore del 20%). Lo studio, condotto dal dr. D Casey Kerrigan, della JKM Technologies LLC, a Charlottesville, Virginia e dai colleghi dell’Università del Colorado e dell’Università della Virginia, è stato pubblicato sulla rivista PM & R:The journal of injury, function and rehabilitation.

Lo studio ha visto coinvolti 68 giovani adulti sani (37 donne, 31 uomini) praticanti regolarmente almeno 24 km di corsa (15 miglia) a settimana e abituati ad indossare scarpe da corsa commerciali. Nessuno degli esaminati aveva mai avuto lesioni muscolo-scheletriche. La ricerca li ha visti correre su una pedana mobile in cui era stato inserito un sistema di analisi del movimento: prima hanno corso con scarpe da corsa comuni – le Brooks Adrenaline, un classico modello ben conosciuto sul mercato e che viene catalogato come A4/protettive, senza particolari caratteristiche; poi ciascuno l’ha fatto a piedi scalzi. I dati sono stati raccolti sia in fase di riscaldamento che durante il ritmo “comodo” scelto personalmente da ognuno dei runners (con una media generale sui 5’12” al km).

I risultati sono i seguenti: con indosso le calzature la rotazione interna dell’anca cresceva del 54%, la flessione del ginocchio del 36% e la sua rotazione del 38%. Le sollecitazioni sulle articolazioni aumentano quindi in modo significativo più con le scarpe che a piedi scalzi. Se da una parte la struttura delle moderne scarpe da corsa fornisce per tanto un buon supporto al piede, dall’altra rischia di danneggiare le articolazioni degli arti inferiori.

Già Abebe Bikila, l’etiope che vinse la maratona di Roma nel 1960 a piedi scalzi creando scalpore e regalando il suo nome alla storia, aveva dunque capito tutto: correre “a piedi nudi nel parco” non solo può essere terribilmente romantico come nei film, non solo può stabilire un contatto più intimo con la madre terra, ma evita soprattutto di mettere a repentaglio le proprie articolazioni. Senza arrivare a tanto – correre sull’asfalto della città senza scarpe potrebbe causare altri tipi di mali – si potrebbe per tanto suggerire all’industria del settore di confezionare scarpe che consentano, semplicemente, una corsa “come a piedi nudi”.

Basta quindi con scarpe A3 ed A4, con tacco sempre più alto nel caso di quelle più protettive: un paio di leggerissime A1, che di solito vengono sconsigliate a tutti coloro che non viaggiano almeno a 3 minuti al km sulla mezza maratona o che non pesano come delle piume, vanno benissimo e allora sì che tutti i runners potranno davvero sentirsi tutt’uno col vento!

Valentina Nizardo

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