Birra e raffreddore: mito o verità? Cosa dice davvero la scienza oggi

Alcuni ricercatori giapponesi hanno scoperto un ulteriore beneficio della birra: la lotta ai sintomi influenzali e al raffreddore

Quando arriva l’inverno e con lui raffreddore, influenza e naso che cola, tornano puntuali anche i rimedi “della nonna”. Tra tisane fumanti, brodi caldi e riposo forzato, da qualche anno circola anche un’idea curiosa: bere una birra potrebbe aiutare a combattere i sintomi influenzali. Suggestione o realtà scientifica?

L’argomento non nasce dal nulla. Già diversi anni fa alcuni ricercatori giapponesi avevano attirato l’attenzione dei media parlando delle potenziali proprietà benefiche della birra e, in particolare, di una sostanza contenuta nel luppolo. Ma cosa sappiamo oggi, con studi più recenti e una maggiore attenzione alla salute pubblica?

Facciamo chiarezza, aggiornando i dati e separando i fatti dalle semplificazioni, senza dimenticare una regola fondamentale: nessun alimento o bevanda può sostituire cure mediche adeguate.

Birra e salute: perché se ne parla così tanto

Negli anni la birra è stata spesso al centro di studi scientifici che ne hanno analizzato gli effetti sull’organismo. Si è parlato del suo possibile ruolo nel:

In questo panorama si inserisce anche l’ipotesi secondo cui la birra potrebbe alleviare alcuni sintomi del raffreddore e dell’influenza. Ma su quali basi scientifiche?

Lo studio giapponese e il ruolo dell’umulone

La notizia nasce da una ricerca condotta dai ricercatori della Sapporo Medical University, in collaborazione con il mondo industriale. Al centro dello studio c’è l’umulone, una delle principali sostanze amare contenute nel luppolo (Humulus lupulus), l’ingrediente che conferisce alla birra il suo gusto caratteristico.

L’umulone ha mostrato in laboratorio un’azione interessante contro il virus respiratorio sinciziale, uno dei principali responsabili di:

  • bronchiolite;
  • polmonite infantile;
  • disturbi respiratori tipici della stagione invernale.

“Il virus può causare polmonite grave e difficoltà respiratorie per i neonati e nei bambini, ma nessuna vaccinazione è al momento disponibile per contenerlo”,

ha spiegato Giugno Fuchimoto, ricercatore legato alla Sapporo Brewery, una delle aziende produttrici di birra più conosciute in Giappone.

Raffreddore negli adulti: può aiutare davvero?

Il virus respiratorio sinciziale colpisce soprattutto i bambini, ma negli adulti può causare sintomi simili a quelli del comune raffreddore: naso che cola, tosse, mal di gola, senso di spossatezza.

Da qui nasce l’idea che alcune componenti della birra, in particolare l’umulone, possano avere un ruolo nel ridurre l’infiammazione delle vie respiratorie o nel modulare la risposta immunitaria.

È importante però chiarire un punto fondamentale: gli effetti osservati riguardano la sostanza isolata, non il consumo diretto della bevanda alcolica così come la troviamo in commercio.

Birra analcolica e nuovi prodotti funzionali

Proprio per questo motivo, i ricercatori hanno ipotizzato la possibilità di sviluppare prodotti ad alto contenuto di umulone e privi di alcol. L’obiettivo sarebbe creare una sorta di integratore o bevanda funzionale, potenzialmente utilizzabile anche da bambini e persone fragili.

L’idea non è così lontana dalle attuali tendenze del mercato, che vede crescere l’interesse verso:

  • birre analcoliche o a basso contenuto alcolico;
  • bevande funzionali;
  • alimenti arricchiti con sostanze bioattive.

Ad oggi, però, non esiste un “sciroppo alla birra” scientificamente validato per la cura del raffreddore.

Birra, calorie e falsi miti

Nel corso degli anni, anche il mondo dell’industria ha contribuito ad alimentare il dibattito. In passato Alexis Nasard, direttore commerciale di Heineken, aveva sottolineato come la birra sia:

  • una bevanda naturale;
  • meno calorica di molte altre;
  • contenente silicio, un minerale utile per ossa e tessuto connettivo.

È vero che una birra può avere meno calorie di un bicchiere di latte, ma questo non la rende automaticamente un alimento “curativo”. Il contesto conta sempre: quantità, frequenza di consumo e stile di vita complessivo.

Quanta birra servirebbe per un effetto antivirale?

Ed ecco il punto cruciale, spesso omesso nelle notizie sensazionalistiche. Le quantità di umulone presenti nella birra comune sono molto basse.

Secondo i ricercatori, per ottenere un effetto antivirale paragonabile a quello osservato in laboratorio, bisognerebbe bere circa 30 bottiglie da 66 cl. Un consumo evidentemente:

  • irrealistico;
  • pericoloso;
  • dannoso per fegato, metabolismo e sistema nervoso.

Altro che rimedio naturale: sarebbe una vera e propria minaccia per la salute.

Alcol e sistema immunitario: cosa dice la scienza moderna

Le ricerche più recenti sono piuttosto chiare: un consumo eccessivo di alcol indebolisce il sistema immunitario. Può:

  • aumentare il rischio di infezioni;
  • rallentare i tempi di guarigione;
  • favorire disidratazione e infiammazione.

Un consumo moderato, invece, in persone sane, non sembra avere effetti negativi significativi, ma nemmeno benefici terapeutici diretti contro raffreddore e influenza.

Birra sì o no quando si è raffreddati?

In pratica, cosa fare quando siamo influenzati?

  • Una birra occasionale, se non ci sono controindicazioni, non è proibita.
  • Non va però considerata un rimedio.
  • Meglio privilegiare idratazione, riposo e alimenti leggeri.

In presenza di febbre, farmaci o condizioni particolari, è sempre consigliabile evitare l’alcol.

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Mito sfatato, ma con una base scientifica

L’idea che una birra possa combattere il raffreddore nasce da una ricerca reale, ma è stata spesso semplificata e fraintesa. L’umulone del luppolo è una sostanza interessante, oggetto di studio, ma non è la birra in sé a curare l’influenza.

Come spesso accade, la verità sta nel mezzo: la birra può far parte di uno stile di vita equilibrato, ma quando si parla di salute e prevenzione, moderazione e buon senso restano i migliori alleati.

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