Tempo di mare, pericolo meduse in agguato. Durante i mesi estivi, soprattutto nel Mediterraneo, aumenta la presenza di questi affascinanti ma temibili animali marini. I loro tentacoli, spesso invisibili in acqua, possono provocare fastidiosi bruciori, reazioni infiammatorie e talvolta vere e proprie lesioni cutanee.
Sono molti i consigli che, soprattutto d’estate, imperversano sulle riviste o nei telegiornali per alleviare i bruciori causati dalle punture di medusa. Ammoniaca, aceto, acqua dolce, o persino l’urina sono alcuni dei rimedi fai-da-te più citati, ma spesso sono sbagliati o inefficaci.
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Tipi di meduse: mediterranee e tropicali
Cosa fare, dunque, quando si viene sfiorati da una medusa? Tutto dipende dal tipo di mare in cui ci si trova. Le meduse del nostro Mediterraneo sono molto diverse da quelle delle acque tropicali, spesso più pericolose. Di conseguenza, anche i rimedi da adottare sono differenti.
Uno studio pubblicato su Marine Drugs, condotto da ricercatori dell’Università di Padova e dell’Imperial College London, ha sottolineato che l’aceto, comunemente consigliato per le meduse tropicali, può peggiorare la situazione in caso di punture da meduse mediterranee.
I consigli aggiornati degli esperti
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ecco cosa bisogna fare in caso di contatto con una medusa:
- Allontanarsi immediatamente dall’acqua per evitare ulteriori contatti.
- Non strofinare la zona colpita: questo potrebbe aumentare il rilascio di tossine.
- Sciacquare con acqua di mare (non acqua dolce!) per rimuovere eventuali residui di tentacoli.
- Utilizzare una pinzetta o una carta rigida per rimuovere i frammenti visibili.
- Applicare impacchi di acqua calda (40-45°C) per almeno 20 minuti, se possibile: il calore aiuta a inattivare le tossine.
- In alternativa, applicare ghiaccio avvolto in un panno per lenire il dolore.
Il parere degli studiosi italiani
“I tentacoli contengono milioni di cisti nematoidi, che vengono depositate sulla pelle della vittima in seguito al contatto”,
spiega Luca Cegolon del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova.
“La rottura di queste cisti libera il veleno, un miscela di proteine che può dare effetti locali (infiammatori, neurotossici, dermotossici) e sistemici (cardio-circolatori, emolitici, allergici). Il dibattito su quale sia la strategia migliore è aperto, tuttavia sciacquare ripetutamente con acqua di mare è una raccomandazione condivisa così come l’uso di pinzette. Eventualmente i tentacoli si possono togliere anche con le mani, meno sensibili al veleno, a patto che poi le si sciacqui molto bene”.
Rimedi da evitare assolutamente
Nonostante la diffusione di alcuni rimedi casalinghi, è importante sapere cosa non fare:
- Evita l’uso di ammoniaca, urina o alcol: possono peggiorare l’irritazione.
- Non sciacquare con acqua dolce: stimola il rilascio di ulteriori tossine.
- Non grattare o sfregare la zona colpita: può aggravare il danno cutaneo.
Dopo il primo soccorso: come curare la pelle
Una volta rimossi i tentacoli e attenuato il dolore, si possono utilizzare:
- Creme antistaminiche o cortisoniche (su consiglio medico).
- Gel all’aloe vera o lozioni lenitive naturali per calmare la pelle.
- Farmaci antinfiammatori per via orale in caso di dolore persistente.
Le vescicole e le bolle che si formano vanno lasciate intatte, senza scoppiarle, per evitare infezioni. Se dopo 48 ore i sintomi peggiorano o compaiono segni di reazione allergica, è fondamentale consultare un medico.
Prevenire il contatto con le meduse
Come sempre, la prevenzione è l’arma migliore:
- Informarsi sulla presenza di meduse nel tratto di mare che si intende frequentare.
- Indossare una muta o una maglietta in acqua, soprattutto per i bambini o chi ha la pelle sensibile.
- In caso di avvistamenti, segnalare la presenza alle autorità locali o alla guardia costiera.
- Tenersi a distanza dalle meduse, anche se sembrano morte: possono comunque rilasciare veleno.
In alcune località italiane, come in Puglia e Sardegna, vengono installate apposite reti anti-medusa per proteggere le aree di balneazione.
Meduse pericolose: una realtà lontana, ma non troppo
Nel Mediterraneo, la maggior parte delle meduse – come la Pelagia noctiluca – provoca sintomi fastidiosi ma raramente gravi. Tuttavia, con il cambiamento climatico, la presenza di specie aliene potenzialmente pericolose, come la cubomedusa (Carybdea marsupialis), sta diventando più frequente anche nelle nostre acque.
È quindi importante che i bagnanti imparino a riconoscere le specie comuni e ad agire con prudenza, specialmente in presenza di acque limpide e calme, habitat prediletto delle meduse.
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Le punture di medusa, sebbene raramente pericolose nel nostro mare, possono causare fastidio, dolore e persino complicazioni. Sapere cosa fare – e soprattutto cosa non fare – può fare una grande differenza. Agire tempestivamente, con i rimedi giusti, e adottare comportamenti di prevenzione permette di godersi il mare in sicurezza.
E se volete essere sempre pronti, ricordate: nel vostro kit da spiaggia non dovrebbero mai mancare una bottiglietta d’acqua di mare (o fisiologica), una pinzetta, un gel lenitivo naturale e la conoscenza dei giusti comportamenti da adottare in caso di contatto.