Una speciale chemioterapia che non fa perdere i capelli. Non poteva che essere l’oncologo Umberto Veronesi ad annunciarlo, sostenendo che non necessariamente le donne devono perdere uno dei simboli della loro femminilità, per guarire da un tumore.
A questo speciale trattamento va aggiunta anche una radioterapia che non costringe a mesi di viavai dall’ospedale. Ad annunciarlo è stato lo stesso Veronesi, in occasione dell’iniziativa “IEO per le donne” istituita dall’Istituto Europeo di Oncologia tre anni fa per riunire le pazienti curate allo IEO che hanno il piacere di condividere la propria esperienza.
Così ieri, 16 giugno, molte donne, che sono state curate attraverso queste nuove tecniche, hanno potuto gioire ancora, per il fatto di essere state guarite e per essere ancora belle.
Ecco da dove nasce questa nuova terapia. Viviana Galimberti, direttrice dell’Unità di Senologia molecolare spiega: “Da tempo queste terapie sono in corso di studio da noi. Ridurre la tossicità della chemioterapia è l’obiettivo dello studio clinico Ieo sul Caelyx, un farmaco che ha la stessa efficacia di quelli tradizionali ma non l’effetto collaterale dell’alopecia. Si tratta di farmaci sempre più mirati a colpire il vero bersaglio, cioè le cellule tumorali, lasciando stare quelle sane”.
La vera novità dunque non sta solo nell’utilizzo di tale farmaco, peraltro già in uso da qualche tempo durante le fasi avanzate del tumore all’ovaio e alla mammella. Ma all’Ieo oltre che in fase preoperatoria per ridurre la massa tumorale prima dell’intervento, si è sperimentato anche nella fase post, cioè a scopo preventivo e contro una recidiva.
E Veronesi, dal canto suo, non smette di infondere speranza: “Grazie alla diagnosi precoce” spiega “le cure per il tumore al seno hanno raggiunto un elevato livello di efficacia tanto che ora possiamo concentrare la ricerca su una nuova sfida: la qualità della vita delle donne“.
Il lato fisico va coniugato con i risvolti psicologi collegati e provocati dalla malattia: “Sappiamo che possiamo guarire oltre l’80% delle nostre pazienti, ora ci poniamo il problema del “come”, con l’obiettivo di fare in modo che le cure non spaventino più della malattia“. E, vanità a parte, ciò che Veronesi sottolinea è che “i capelli possono essere una componente importante dell’identità“.
Francesca Mancuso