immagine

Le malattie della tiroide sono ancora poco conosciute

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Secondo i dati di un’indagine Doxa, solo 1 italiano su 5 conosce le malattie della tiroide.

La ricerca, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana di età superiore a 15 anni e promossa da IBSA Farmaceutici, ha rivelato che solo l’ipotiroidismo riguarda il 5% della popolazione, ovvero oltre 2,5 milioni di persone, ma solo il 7% lo ritiene una malattia seria. Si tratta di una patologia prevalentemente femminile, colpisce il 7-8% delle donne in pre-menopausa e arriva al 10-15% nel periodo post-menopausale.

Ma, una malattia apparentemente facile da riconoscere (secondo il 46% degli intervistati) viene diagnosticata nella maggior parte dei casi molto tempo dopo l’inizio dei primi sintomi, giustificando l’appellativo di “malattia insospettabile”, proprio perché si pensa all’ipotiroidismo solo dopo aver escluso tutte le altre possibili malattie. Anche i dati sulla prevenzione inducono a riflettere, con il 70% degli italiani che dichiara di non aver mai fatto un controllo della funzionalità della tiroide.

In realtà, quando la tiroide non funziona, tutto l’organismo va in tilt, perché è la tiroide stessa a regolare il metabolismo, i livelli di colesterolo, la frequenza cardiaca, il peso, il ritmo delle mestruazioni, la funzionalità della memoria, i riflessi e mille altre funzioni. “Per questo motivo è consigliato eseguire le prove di funzionalità tiroidea con una semplice analisi del sangue nei soggetti a rischio, quando c’è familiarità, e in età neonatale o in gravidanza“, commenta spiega Aldo Pinchera, studioso e Professore Emerito di Endocrinologia, Università di Pisa. “Con questo obiettivo ogni anno promuoviamo la Settimana della Tiroide, che nel 2012 si svolgerà dal 18 al 25 maggio, con iniziative dedicate proprio all’informazione e alla prevenzione“.

LE ANALISI. Occorre dosare T3, T4 e l’ormone tireostimolante TSH, che viene prodotto da un’altra ghiandola endocrina, l’ipofisi, situata alla base del cervello, che ha il compito di controllare a sua volta l’attività della tiroide. “Quando gli ormoni tiroidei aumentano nel sangue, l’ipofisi produce meno TSH nel tentativo di ridurre l’attività tiroidea; se invece diminuiscono, ne produce quantità maggiori per stimolare la tiroide a lavorare di più. Per sostituire o integrare l’ormone che la tiroide non produce e riportare a valori normali il T4 e il TSH e normalizzare le funzioni del corpo, è necessario assumere farmaci a base di tiroxina (ormone tiroideo) in dosi che il medico stabilisce paziente per paziente“, spiega Paolo Vitti, Professore ordinario di Endocrinologia, Università di Pisa.

LE CURE. Le cure si basano su una terapia ormonale sostitutiva, a base di levotiroxina, oggi prodotta per sintesi, da assumere la mattina a digiuno per evitare che alimenti, liquidi o solidi, possano interferire con la dissoluzione e l’assorbimento del principio attivo.

Trattare bene l’ipotiroidismo e in genere tutte le malattie della tiroide è cruciale in gravidanza – conclude il Prof. Pinchera. Va anche sottolineata l’estrema importanza della prevenzione e, in particolare, la corretta nutrizione in termini di iodio, soprattutto, e non solo, nella donna gravida. Il tema della iodioprofilassi sarà al centro delle manifestazioni della settimana mondiale della tiroide indetta per la fine di maggio con il titolo La tiroide è donna – La tiroide e la gravidanza“.

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.