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Esofagite: cos’è e come combatterla

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L’esofagite è un disturbo che interessa l’esofago, ovvero il condotto che collega la parte più profonda della gola all’intestino. Si tratta di una condizione piuttosto comune, che interessa molte persone, specialmente dai 40 anni in poi: in sostanza l’esofago soffre dell’eccessiva risalita dei succhi acidi prodotti e rilasciati dallo stomaco, a causa dei quali si infiamma. L’infiammazione dell’esofago può dipendere, oltre che da tali episodi di reflusso, anche da altre situazioni, a partire da una scorretta alimentazione.

Per correre ai rimedi, occorre normalizzare l’alimentazione, limitando al massimo i cibi grassi o acidi; se le cause dell’infiammazione non scompaiono, si può inoltre provare ad assumere il Digestivo Antonetto, un prodotto pensato appositamente per problemi di acidità di stomaco e reflusso gastroesofageo.

Sintomi dell’esofagite

L’esofagite provoca non pochi disturbi, che si accentuano in prossimità dei pasti e durante la digestione. Tra i principali vi è una certa difficoltà nella deglutizione, che può provocare anche dolore (si parla, in questo caso, di odinofagia).

Un esofago infiammato, condizione tipica dell’esofagite, determina anche la sensazione che il cibo e la saliva scendano con difficoltà oltre la gola, come se l’esofago fosse intasato o otturato da qualcosa: in realtà il condotto è del tutto libero, e non bisogna cedere a infondati timori o all’ansia di non respirare. In effetti, l’agitazione può incrementare gli episodi di dolore toracico e di nausea e vomito che occasionalmente possono accompagnare l’esofagite. Non è insolito, inoltre, che l’infiammazione possa creare anche dei dolori di stomaco, aumentare l’acidità o i rigurgiti di succhi gastrici e saliva.

Principali cause dell’esofagite

Tra i primi fattori che possono scatenare l’esofagite vi è certamente – come si è detto – il reflusso gastroesofageo. Normalmente, a congiunzione della parte finale dell’esofago con la bocca dello stomaco, vi è una valvola – detta sfintere gastroesofageo – che resta chiusa, ad eccezione dei momenti in cui si inghiottisce del cibo, per permetterne il passaggio.

Quando la valvola non funzione correttamente, invece, essa si apre in momenti poco opportuni, permettendo la risalita dei succhi gastrici dallo stomaco attraverso l’esofago fino alla gola. Oltre a costituire un evento di per sé spiacevole, il reflusso gastrico irrita le pareti dell’esofago e danneggia la mucosa: un problema che non ha effetti a lungo termine se gli episodi di reflusso sono sporadici, ma che può portare facilmente all’esofagite se invece si presenta in maniera cronica.

Anche la presenza di alte concentrazioni di eosinofili, globuli bianchi connessi alle reazioni infiammatorie ed allergiche, può essere alla base dello sviluppo di un’esofagite: di solito l’esofagite eosinofila compare in risposta ad episodi di allergie, specialmente alimentari (e in particolare al lattosio, alla soia, al grano, alle arachidi, ecc.).

Altrettanto comune è l’esofagite farmacologica, quella ovvero che si sviluppa quando residui di farmaci restano sulle pareti dell’esofago – solitamente per via della scorretta somministrazione del farmaco (come quando si prende una pasticca o del granulato senza sufficiente acqua) – e infiammano le mucose. Non tutti i farmaci danno origine a tale disturbo, ma sicuramente può succedere con quelli più comuni, come i FANS (ibuprofene, aspirina, ecc.) e alcuni antibiotici (doxicilina).

Cosa fare in caso di esofagite

Chiunque trovi riscontro nei sintomi sopra descritti può rivolgersi a un medico per un consulto più approfondito, in modo da accertare la gravità dell’infiammazione e chiarirne le cause. Se i sintomi sono particolarmente severi, il medico può consigliare una terapia a base di antinfiammatori.

Nella maggior parte dei casi, comunque, l’esofagite può essere curata con alcuni semplici rimedi, non farmacologici, del tipo che normalmente si impiega per risolvere il bruciore di stomaco, il reflusso o i disturbi di digestione. È ad esempio pratica comune assumere del bicarbonato di sodio sciolto in acqua tiepida, in modo da minimizzare l’acidità di stomaco e tenere sotto controllo il reflusso.

Ovviamente ogni intervento in questo senso deve essere accompagnato da un cambiamento nelle abitudini alimentari (mangiare meno e in modo più leggero, non addormentarsi dopo i pasti, diminuire le porzioni e incrementare il numero degli spuntini) e nello stile di vita (praticare della sana attività fisica, smettere di fumare, ecc.).

In caso di esofagite eosinofila, invece, è necessario applicare la cosiddetta dieta di esclusione (in cui ci si priva, a rotazione, di determinate categorie di alimenti che possono risultare allergizzanti e, prendendo nota della reazione dell’organismo e dell’andamento dei sintomi, si cerca di capire quali sono gli alimenti che scatenano una reazione infiammatoria nell’esofago (quelli ai quali si è evidentemente allergici).

In un momento diverso, si possono assumere steroidi e antistaminici per via orale, che diminuiscono l’effetto allergizzante e danno all’esofago il tempo per guarire. Attenzione però a non abusarne: l’uso prolungato degli steroidi, e in particolare dei cortisonici, ha quasi sempre sgradevoli effetti indesiderati, e può essere pericoloso per il nostro organismo.

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