Negli ultimi anni la chirurgia metabolica, conosciuta anche come chirurgia bariatrica con effetti metabolici, è diventata uno dei trattamenti più studiati e discussi per il diabete di tipo 2 in associazione all’obesità. Le evidenze moderne mostrano che, in molti casi, gli interventi chirurgici sul tratto gastrointestinale possono offrire risultati più rapidi e duraturi rispetto ai soli farmaci.
Un concetto che già nel 2012 era chiaro agli esperti dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli e del New York Presbyterian Weill–Cornell Medical Center, ma che oggi trova conferme ancora più solide.
Nel loro studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, i ricercatori avevano analizzato 60 pazienti con obesità severa e diabete avanzato, dimostrando come procedure come bypass gastrico e diversione biliopancreatica raggiungessero tassi elevatissimi di remissione glicemica. Oggi, grazie a nuovi dati e linee guida internazionali aggiornate, sappiamo che la chirurgia metabolica rappresenta una vera strategia terapeutica per molti pazienti, non solo un’alternativa estrema.
Indice
Che cos’è la chirurgia metabolica
La chirurgia metabolica comprende un insieme di interventi che modificano l’apparato gastrointestinale con l’obiettivo di migliorare il metabolismo del glucosio e favorire la remissione del diabete di tipo 2. Pur essendo nata come tecnica per perdere peso, oggi viene ufficialmente riconosciuta come terapia per il diabete associato a obesità da numerose società scientifiche internazionali.
Gli interventi più praticati sono:
- Bypass gastrico (Roux-en-Y): riduce lo stomaco e modifica il percorso degli alimenti.
- Gastrectomia verticale (sleeve): rimuove parte dello stomaco favorendo un miglior controllo ormonale.
- Diversione biliopancreatica: combinazione di restrizione gastrica e riduzione dell’assorbimento intestinale.
Ciò che rende questi interventi “metabolici” non è solo il calo di peso, ma la loro capacità di modificare la produzione di ormoni intestinali (come GLP-1, GIP e grelina), influenzando direttamente la sensibilità all’insulina.
Perché la chirurgia metabolica funziona meglio dei soli farmaci
Nello studio del Gemelli, i pazienti erano stati divisi in tre gruppi: uno trattato con terapia tradizionale (insulina e antidiabetici orali), uno con bypass gastrico e uno con diversione biliopancreatica. A due anni dall’intervento, i risultati erano sorprendentemente chiari:
- 0% di remissione nel gruppo trattato solo con farmaci;
- 75% di remissione nel gruppo con bypass gastrico;
- 95% di remissione nel gruppo con diversione biliopancreatica.
Come spiegava già allora Francesco Rubino, direttore del Centro di Chirurgia Metabolica e diabete al New York-Presbyterian-Weill Cornell Medical Center:
“Si tratta di interventi con un rischio minimo […] ma che hanno una capacità di migliorare i valori di glucosio e colesterolo nel sangue che li rende ideali nel trattamento del diabete di tipo 2. Anche se la chirurgia bariatrica è stata inizialmente concepita come trattamento per la perdita di peso è ormai chiaro che è un ottimo approccio per la cura del diabete e delle malattie metaboliche”.
Oggi, grazie agli studi più recenti, conosciamo meglio i meccanismi biologici coinvolti. Ecco quali sono i principali fattori responsabili dei benefici:
- Miglioramento della sensibilità all’insulina già nelle prime settimane post-operatorie;
- Aumento della secrezione di GLP-1, un ormone intestinale che stimola la produzione di insulina;
- Riduzione della resistenza insulinica epatica grazie alla modifica del transito intestinale;
- Calo dell’infiammazione sistemica, tipica nei soggetti con obesità;
- Perdita di peso graduale e sostenuta, che contribuisce al mantenimento dei risultati.
Cosa è cambiato? Le nuove linee guida e le conferme scientifiche
Negli ultimi dieci anni l’evoluzione della ricerca è stata enorme. Oggi la chirurgia metabolica non è più considerata una soluzione estrema ma una terapia con indicazioni chiare, inserita nelle linee guida di istituzioni come:
- American Diabetes Association (ADA);
- International Diabetes Federation (IDF);
- Società italiana di chirurgia dell’obesità (SICOB);
- Associazioni europee per lo studio del diabete (EASD).
In particolare, le attuali indicazioni suggeriscono l’intervento in pazienti con:
- BMI ≥ 40, indipendentemente dal controllo glicemico;
- BMI tra 35 e 40 con diabete non controllato nonostante terapia ottimale;
- BMI tra 30 e 35 solo in casi selezionati, quando il diabete è particolarmente difficile da trattare.
Nuovi studi a lungo termine — 5, 10 e 12 anni di follow-up — mostrano che molti pazienti mantengono la remissione del diabete o un importante miglioramento della glicemia anche dopo oltre un decennio.
I benefici oltre il diabete: cosa migliora dopo l’intervento
Come ricordava anche Geltrude Mingrone, responsabile della Divisione di Obesità e malattie metaboliche alla Cattolica di Roma:
“l’intervento chirurgico […] non solo migliora i livelli di zucchero nel sangue, ma riduce quelli del colesterolo totale, dei trigliceridi e aumenta quello delle Hdl (il colesterolo buono): così si riduce anche il rischio cardiovascolare”.
Gli studi aggiornati confermano che i benefici sono estremamente ampi:
- Riduzione del rischio cardiovascolare (infarto, ictus);
- Miglioramento della pressione arteriosa e della sindrome metabolica;
- Miglioramento della steatosi epatica (fegato grasso), molto frequente nei soggetti obesi;
- Riduzione dell’infiammazione cronica sistemica;
- Aumento della qualità della vita e della mobilità fisica.
In alcuni casi, la chirurgia metabolica porta anche a una riduzione dell’uso di farmaci, inclusi ipoglicemizzanti, ipertensivi e farmaci per i lipidi.
Rischi e controindicazioni: cosa è importante sapere
Nonostante si tratti di interventi con rischi relativamente bassi, la chirurgia metabolica rimane una procedura chirurgica e deve essere valutata attentamente. I principali rischi includono:
- complicanze chirurgiche immediate (rare);
- carenze nutrizionali se non si seguono le integrazioni raccomandate;
- necessità di controlli periodici a vita;
- eventuali reinterventi in caso di complicanze anatomiche.
Le controindicazioni principali includono disturbi psichiatrici non controllati, dipendenze attive e condizioni mediche che impediscano l’anestesia generale.
Quando la chirurgia metabolica è davvero indicata
Come chiariva la dottoressa Mingrone già nello studio originale, i fattori che determinano il successo dell’intervento non dipendono tanto da età, sesso, durata del diabete o quantità di peso perso, ma da meccanismi ormonali e metabolici interni.
Per questo, concludeva:
“c’è una chiara indicazione a favore dell’operazione”.
Oggi questo messaggio è ancora più vero: la chirurgia metabolica è particolarmente indicata quando:
- il diabete è difficile da controllare nonostante terapia ottimale;
- sono presenti complicanze come nefropatia, retinopatia o neuropatia;
- il paziente ha un BMI elevato (≥35) e fattori di rischio cardiovascolare;
- vi è una forte motivazione a seguire un percorso multidisciplinare.
Una terapia moderna, efficace e supportata dalla scienza
La chirurgia metabolica rappresenta oggi uno degli strumenti più efficaci per migliorare o far regredire il diabete di tipo 2 nei pazienti con obesità. Non sostituisce i farmaci in tutti i casi, né è la soluzione per tutti, ma offre un’opportunità terapeutica concreta e sostenuta da numerose evidenze scientifiche.
A oltre dieci anni dai primi studi, ciò che era già promettente è oggi una certezza: intervenire sull’apparato gastrointestinale può modificare profondamente il metabolismo del glucosio e migliorare la vita di migliaia di persone.