Artrite reumatoide

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Artrite reumatoide, forse manca poco a un vaccino

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L’artrite reumatoide è una condizione cronica debilitante che colpisce le articolazioni del corpo. Può causare dolore e diminuire la capacità delle persone di poter svolgere correttamente alcune delle proprie funzioni di mobilità. E sebbene sia possibile gestire questa condizione, purtroppo non esiste ancora una vera e propria cura.

Tuttavia, un nuovo studio che appare oggi su Proceedings of the National Academy of Sciences riferisce che ci può essere speranza per un vaccino che aiuti a prevenire l’artrite reumatoide.

Cos’è l’artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una condizione di infiammazione delle articolazioni. Il termine comprende una vasta classe di condizioni che hanno un impatto sulle articolazioni, ed è una malattia autoimmune. Come tale, è il frutto del fatto che il nostro corpo attacca erroneamente i propri tessuti. Questo provoca l’infiammazione nelle articolazioni e dolore cronico.

Secondo la Arthritis Foundation, il dolore, il gonfiore o la rigidità delle articolazioni durano tipicamente per 6 settimane o più. Generalmente l’artrite colpisce prima le piccole articolazioni del corpo, come le ossa dei polsi e delle mani, e i sintomi si manifestano nelle stesse articolazioni su entrambi i lati del corpo.

Poiché non esiste una cura, la gestione del dolore per le persone con artrite è fondamentale. Per far ciò si ricorre generalmente a farmaci e alcuni approcci di benessere sul corretto stile di vita, come lo sport e il mantenimento di un peso corretto.

Il vaccino per l’artrite reumatoide

Gli autori dello studio si sono concentrati su una proteina specifica – 14-3-3 zeta – e sul suo ruolo nell’artrite. Inizialmente hanno teorizzato che questa proteina contribuisca allo sviluppo dell’artrite. Tuttavia, hanno scoperto che quando hanno rimosso la proteina in un modello animale di RA, l’artrite diventava addirittura più grave.

L’autore dello studio, la d.ssa Ritu Chakravarti, ha dunque spiegato che questa proteina agisce come un antigene, innescando il sistema immunitario. “Nel momento in cui abbiamo visto che era un antigene, abbiamo pensato che fosse una cosa negativa. Si ha sempre questo pregiudizio che gli antigeni sono cattivi” – ha commentato la ricercatrice.

Quindi, gli scienziati hanno studiato lo sviluppo dell’artrite in relazione alla 14-3-3 zeta nei ratti. Sulle cavie è stata indotta una condizione di artrite. Ebbene, rispetto ai ratti che ancora producevano 14-3-3 zeta, quelli a cui mancava la proteina hanno perso ossa e peso corporeo e hanno sviluppato una grave infiammazione articolare.

Nei ratti sperimentali, c’erano tre fasi per lo sviluppo dell’artrite: un periodo senza sintomi, un periodo con grave infiammazione delle articolazioni e un periodo in cui l’infiammazione ha cominciato a diminuire.

I ricercatori hanno testato se l’infusione di anticorpi al 14-3-3 zeta dopo l’inizio dell’artrite avrebbe aiutato con i sintomi dell’artrite. Hanno scoperto che questo trattamento era inefficace.

Successivamente, hanno effettuato un test per vedere se un’immunizzazione che conteneva 14-3-3 zeta avrebbe impedito i sintomi dell’artrite. Hanno immunizzato i ratti 1 giorno dopo l’induzione dell’artrite, durante il periodo senza sintomi. Hanno anche dato ai ratti un’iniezione di richiamo circa 1 settimana dopo aver indotto l’artrite.

Ebbene, hanno scoperto che la vaccinazione con la proteina 14-3-3 zeta ha ridotto l’infiammazione delle articolazioni e la gravità dell’artrite. Ha anche aiutato a preservare la qualità delle ossa.

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Giornalista pubblicista, collabora dal 2005 con alcuni dei principiali network nazionali dell'informazione online.