vitamina E alzheimer

La vitamina E può aiutare a rallentare il morbo di Alzheimer

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Vitamina E e Morbo di Alzheimer, un connubio che potrebbe dare finalmente una speranza ai malati e alle loro famiglie, grazie ad uno studio americano che sottolinea i benefici effetti dell’assunzione quotidiana di questo elemento.

Che la Vitamina E potesse essere un valido aiuto nel sostegno e nella cura di una malattia degenerativa come l’Alzheimer, non è una novità. In passato numerosi studi avevano dimostrato come l’uso dell’alfa tocoferolo, una particolare forma di Vitamina E, potesse agire come buon antiossidante in soggetti affetti da gravi forme di questa patologia.

Fino ad ora, nessuno aveva però testato l’efficacia di questa cura su pazienti ancora ai primi stadi della malattia.

A questo hanno pensato i ricercatori coinvolti nel nuovo studio made in USA, coordinato dal Dottor Maurice W. Dysken, di Minneapolis: 33 ricercatori, 26 strutture coinvolte, sotto l’egida del Minneapolis VA Health Care System, hanno prodotto una ricerca pubblicata nei giorni scorsi anche dal rinomato JAMA, Journal of American Medical Association.

Gli effetti della Vitamina E, liposolubile e antiossidante, sono stati testati su 613 pazienti, ai quali era stata diagnosticata una lieve o moderata patologia di Alzheimer e che erano curati attraverso l’assunzione di inibitori della acetilcolinesterasi, farmaci in grado di aumentare efficacia e durata dell’azione di alcuni neurotrasmettitori.

I soggetti sono stati suddivisi in quattro gruppi: 155 di loro hanno assunto un farmaco tradizionalmente prescritto per la cura della malattia, contenente memantina in dosi tradizionali, pari a 20mg al giorno; 152 pazienti hanno ricevuto una dose elevata di Vitamina E, pari a 2.000 unità internazionali; 154 hanno assunto una combinazione dei due rimedi, farmaco e vitamina; 152 hanno ingerito un placebo.

Il monitoraggio degli effetti dei differenti dosaggi si è svolto per un periodo di 2/3 anni, durante i quali sono stati accuratamente seguiti i progressi dei pazienti, con particolare riferimento ad uno degli effetti più debilitanti del Morbo di Alzheimer ovvero il declino funzionale.

Questo particolare aspetto della malattia, ben noto a chi ha la sfortuna di confrontarsi con essa, viene descritto dai medici come la progressiva perdita della capacità di svolgere le normali azioni della vita quotidiana senza l’assistenza di una terza persona.

Ebbene, secondo i risultati dello studio, l’assunzione di Vitamina E in massicce dosi quotidiane ha permesso di registrare un rallentamento del declino funzionale pari al 19%, che si traduce in un ritardo medio nella normale evoluzione della malattia, pari a circa 6 mesi e, conseguentemente in un minore bisogno di assistenza specializzata.

I pazienti curati con Vitamina E hanno potuto rinunciare ogni giorno a due ore di presenza del badante, recuperando in parte la propria autosufficienza o rallentandone la perdita progressiva.

La Vitamina E è un elemento facilmente reperibile e a basso costo, specie se rapportato alle tradizionali cure farmacologiche.

Si trova in molti alimenti di uso comune (uova, cereali, verdure a foglia verde, carne, pollame, noci e via dicendo) e può essere somministrato anche sotto forma di integratore alimentare. Se ne venisse confermata l’efficacia, le ricadute positive sarebbero molteplici, in primo luogo sui pazienti e sulle loro famiglie.

Anche dal punto di vista economico i benefici sarebbero indubitabili: minori spese per i farmaci, minori spese di assistenza, a favore direttamente delle persone colpite dal Morbo così come, più in generale, del sistema sanitario nazionale.

La strada da percorrere è tuttavia ancora molto lunga. Come sottolineano gli stessi autori dello studio americano, la somministrazione di Vitamina E ha effetti positivi solo sul declino funzionale, non incidendo sulla perdita di memoria e sul generale procedere della malattia.

Restano inoltre molto elevati i dubbi sulla tollerabilità di dosi così elevate, decisamente superiori rispetto a quella raccomandata per un soggetto adulto, pari a 1.500 unità internazionali al giorno. Assunta in dosi massicce e per periodi di tempo prolungati, la Vitamina E potrebbe infatti provocare effetti collaterali, potenzialmente mortali in alcuni pazienti, con una bassa tolleranza alla stessa.

Non da oggi la medicina ben conosce gli effetti dannosi di un’overdose di queste sostanza, anche se, a fronte delle sue potenzialità, non si smette di cercare: lo scorso anno il Medical News Today aveva pubblicato uno studio secondo il quale la stessa Vitamina E potrebbe agire come inibitore della formazione del cancro al fegato, mentre altre ricerche dimostrerebbero un aumento dell’incidenza del cancro alla prostata collegato con la sua assunzione.

Per quanto riguarda l’Alzheimer, l’equipe del dottor Dysken ha potuto dimostrare l’assenza di un aumento di mortalità dei pazienti sottoposti alla nuova terapia. Più precisamente le rilevazioni hanno evidenziato come il tasso annuo di mortalità sia del 7,3% per il gruppo di pazienti che hanno assunto il farmaco tradizionale e del 9,4% tra coloro che hanno preso il placebo, mentre nessuna significante correlazione si è evidenziata in merito alla Vitamina E.

In attesa delle necessarie conferme cliniche, si apre comunque uno spiraglio per quanti soffrono di questa debilitante malattia e per i loro cari, quotidianamente alle prese con il lento e inesorabile declino psicofisico che essa comporta.

Fonte: Medical News Today

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Appassionato di musica, cinema, tecnologia e motori. Laureato in scienze della comunicazione. Mi piace soprattutto mangiare, cucinare e scrivere dell'universo femminile