Il maschilismo è un fenomeno che, ancora oggi, influenza la società e i rapporti tra uomini e donne. Alcuni studi neuroscientifici hanno dimostrato che esiste una componente biologica che potrebbe spiegare la predisposizione maschile a certi atteggiamenti. Tuttavia, educazione e consapevolezza giocano un ruolo fondamentale nel limitarne gli effetti e promuovere una società più equa.
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Il maschilismo ha radici biologiche?
Un interessante studio condotto dall’Università Milano Bicocca e pubblicato sulla rivista Neuroimage ha evidenziato che l’uomo nasce con una predisposizione al maschilismo. I ricercatori hanno individuato un’area del cervello deputata a frenare atteggiamenti stereotipati e discriminatori, il che significa che questi impulsi esistono naturalmente ma vengono regolati da meccanismi di controllo neurale.
Cos’è il maschilismo
Il termine indica un comportamento aggressivo e discriminatorio nei confronti delle donne, che porta a considerare il genere femminile inferiore o subordinato. Come ha spiegato la ricercatrice Zaira Cattaneo del Dipartimento di Psicologia della Bicocca:
“gli uomini tendono ad associare elementi positivi come il successo e il prestigio al solo ambito maschile, mentre le donne non hanno pregiudizi di genere. Queste credenze non vengono generalmente manifestate a livello esplicito grazie a un’area del cervello in grado di frenarle”.
Lo studio sugli studenti universitari
Il test è stato effettuato su un gruppo di 62 studenti, uomini e donne. I partecipanti dovevano classificare nomi maschili e femminili tramite computer e abbinare concetti come forza, successo, fragilità e debolezza. I risultati hanno mostrato che gli uomini tendevano ad associare forza e successo al sesso maschile, mentre fragilità e debolezza al femminile. Le donne, invece, non hanno mostrato differenze significative nelle associazioni.
Quando poi alcuni studenti sono stati sottoposti a stimolazione magnetica transcranica, i ricercatori hanno osservato che l’inibizione di alcune aree cerebrali portava gli uomini a incrementare il loro maschilismo. Questo ha confermato che la corteccia prefrontale svolge un ruolo cruciale nel controllare impulsi e stereotipi.
Il ruolo della corteccia prefrontale
La corteccia prefrontale è l’area del cervello responsabile di funzioni cognitive superiori, tra cui il controllo degli impulsi e la regolazione sociale. Grazie ad essa, un atteggiamento maschilista innato può essere modulato e reso meno evidente.
“Il controllo sugli stereotipi, quelli legati al genere ma anche alla razza e all’etnia, può essere modulato interferendo con l’attività dei lobi prefrontali del cervello”.
Maschilismo e società: quanto conta l’educazione
Se da un lato la biologia gioca un ruolo importante, dall’altro non si può ignorare il peso dell’educazione. Stereotipi, linguaggi sessisti e modelli culturali possono rinforzare comportamenti maschilisti. Tuttavia, i ricercatori sottolineano che la corteccia prefrontale può essere “allenata”:
“la corteccia prefrontale può essere ‘allenata’ a controllare associazioni negative acquisite implicitamente”.
Questo significa che attraverso programmi educativi, sensibilizzazione e pratiche quotidiane di parità di genere, si possono ridurre gli stereotipi e favorire una società più equilibrata.
Maschilismo oggi: un problema ancora attuale
A più di dieci anni dalla pubblicazione dello studio, il tema rimane quanto mai attuale. Secondo dati ISTAT e ONU, gli stereotipi di genere sono ancora diffusi in tutto il mondo, influenzando scelte lavorative, politiche e sociali. Nonostante i progressi, molte donne continuano a subire discriminazioni e a incontrare ostacoli legati a pregiudizi culturali e biologici.
L’Italia, ad esempio, ha registrato passi avanti nella promozione della parità, ma i dati sul gender pay gap e sulla scarsa presenza femminile in posizioni di leadership dimostrano che il cammino è ancora lungo.
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Gli studi neuroscientifici mostrano che una certa predisposizione al maschilismo può avere radici biologiche, ma ciò non significa che sia immutabile. La nostra mente possiede aree deputate a controllare questi impulsi, e attraverso educazione e consapevolezza è possibile contrastarli.
In definitiva, care donne, non si tratta solo di “accettare” che la natura abbia dato agli uomini una predisposizione maschilista, ma di comprendere che ognuno ha la possibilità e la responsabilità di cambiare. Solo con un lavoro costante su educazione, cultura e consapevolezza sarà possibile superare stereotipi e costruire una società più equa per tutti.