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Gravidanze ravvicinate: secondogenito più a rischio autismo

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Avere un figlio è un evento importante per una donna. Poterne crescere due a distanza ravvicinata è sicuramente qualcosa che le cambia la vita.

E non solo per l’impegno, la pazienza e la costanza che bisogna avere, ma soprattutto per la gioia di vedere due fratellini che, con pochi mesi di differenza, scoprono insieme i meandri della loro vita quotidiana.

Ma attenzione, la Columbia University mette in guardia le mamme: portare a termine gravidanze ravvicinate – meno di 12 mesi l’una dall’altra – espone a rischio di autismo i figli più giovani, un rischio che, in tali circostanze, viene aumentato di tre volte. A rivelarlo la ricerca diretta dal dottor Keely Cheslack-Postava e pubblicata su “Pediatrics“.

Questo perché – spiegano gli esperti – durante la gestazione la madre fornisce al feto sostanze nutrienti fondamentali per lo sviluppo, come l’acido folico e il ferro. Gravidanze ravvicinate, quindi, potrebbero esaurirne le scorte e determinare una carenza di queste sostanze nel figlio nato dopo che, ottenendo dosi minori, verrebbe più esposto alla malattia.

Per arrivare ad un simile risultato, i ricercatori della Columbia hanno preso in esame più di 660 mila secondogeniti nati in California, concentrando l’attenzione sul lasso di tempo intercorso tra le due gravidanze. Da subito è emerso come autismo e intervallo tra i parti erano collegati: se l’intervallo era inferiore ad un anno, il rischio di sviluppo diventava 3,1 volte maggiore; se tale periodo era di 1-2 anni, la probabilità cresceva di 1,9 volte; infine, se il distacco tra le gravidanze era ancora maggiore, il rischio era di + 1,2 volte.

Uno studio interessante che però non deve creare allarmismi. Come ribadisce il dottor Cheslack-Postava, “si tratta di una statistica, che si aggiunge al consiglio di aspettare almeno un anno tra una gravidanza e l’altra anche per evitare altri rischi noti come le nascite pretermine e il basso peso del neonato“.

Fabrizio Giona

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