sale iodato

Sale iodato: cos’è, benefici per la tiroide e perché preferirlo

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Consumare tanto sale fa male alla salute, provoca ipertensione, malattie cardiovascolari e problemi ai reni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni persona non dovrebbe superare i 5 grammi di sale al giorno. L’OMS e diversi medici consigliano di prediligere il sale iodato al comune sale da cucina in quanto la carenza di iodio può portare ad una serie di patologie. Scopriamo quali sono le caratteristiche del sale iodato e perché è da preferire.

Caratteristiche

Il sale iodato o “sale arricchito di iodio” non è altro che il comune sale da cucina a cui sono stati aggiunti i sali di iodio. Per quanto riguarda l’aspetto, possiamo dire che è bianco e praticamente identico al sale non iodato. La presenza di iodio, inoltre, non altera neanche il suo odore e sapore. Questo tipo di sale va conservato in un luogo fresco e asciutto per evitare perdite di iodio.

Questo alimento va consumato nelle stesse quantità del normale sale da cucina e un abuso può diventare nocivo per la salute, favorendo la comparsa di ipertensione, tumori allo stomaco e osteoporosi. 

Perché preferire il sale iodato?

Lo iodio è un micronutriente essenziale, è presente nel nostro organismo in minime quantità: si trova quasi totalmente nella tiroide ed è importantissimo per gli ormoni che produce. Gli ormoni tiroidei hanno un ruolo fondamentale nel regolare la produzione di energia, nella crescita e sviluppo di organi e apparati. Inoltre, stimolano il metabolismo basale, regolano quello di zuccheri, proteine e grassi e favoriscono la deposizione di calcio nelle ossa.

Circa 2 miliardi della popolazione mondiale sono a rischio carenza iodica, mentre in Italia quasi 6 milioni di persone sono esposte a disfunzioni legate ad un insufficiente apporto di iodio.

Questa carenza può avere delle ripercussioni sullo sviluppo mentale e fisico dei bambini. Per quanto riguarda gli adulti, un apporto non sufficiente di iodio può provocare delle patologie tiroidee come il “gozzo”, ovvero un ingrossamento della tiroide. Tale rigonfiamento può rappresentare un sintomo passeggero, ma in alcuni casi è una spia di una malattia più seria.

Lo iodio è contenuto nel suolo, dal quale passa all’acqua fino ad arrivare agli alimenti. Infatti, mentre in alcuni Paesi questo micronutriente è presente nell’alimentazione in quantità sufficiente, in altri scarseggia. In particolare, il gozzo è abbastanza diffuso nelle aree geografiche con catene montuose interne, come quelle dell’Himalaya, delle Alpi europee e delle Ande, dove vi è una ridotta disponibilità di iodio nell’ambiente.

Le donne in gravidanza dovrebbero stare particolarmente attente ad assumere iodio a sufficienza. In casi di carenze significative di iodio le conseguenze diventano abbastanza serie: si può andare incontro ad aborti, gozzo e ipotiroidismo materno-fetale. Quindi, un corretto apporto di iodio si rivela fondamentale durante tutta la gravidanza fino all’allattamento.

Fonte: Istituto Auxologico Italiano | My Personal Trainer

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Siciliana nata tra le pendici dell’Etna e il mare, ma trapiantata a Roma da qualche anno. Laureata in Media, comunicazione digitale e giornalismo, è appassionata al mondo del benessere e del bio. Estremamente curiosa, ama scrivere, conoscere nuove storie e osservare il mondo, soprattutto attraverso le lenti di una macchina fotografica.