infarto camminare velocemente icaros

Infarto: camminare velocemente serve nella riabilitazione

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Camminare a passo spedito è un toccasana per chi è stato colpito da un infarto ed è in fase di riabilitazione.

Lo dicono i dati dello studio italiano ICAROS (the Italian survey on CArdiac Rehabilitation and Secondary prevention after cardiac revascularization), condotto su oltre 1440 pazienti, secondo cui fare attività fisica riduce del 25% la probabilità di un secondo evento cardiaco.

Il genere di attività fisica che i medici consigliano è “un impegno di 30 minuti per 4-5 volte alla settimana con un’intensità assimilabile a quella di chi è in ritardo per un appuntamento, un passo accelerato fino alla percezione della fatica – dichiara Marino Scherillo, presidente ANMCO – “L’esercizio fisico migliora la capacità aerobica, ha effetti positivi sulla capacità lavorativa e riduce il rischio di nuovi infarti perché diminuisce la frequenza cardiaca aumentando allo stesso tempo la forza del cuore; inoltre, riduce i grassi nel sangue, ha effetti antipertensivi ed è un ottimo antidepressivo. Non ci sono limiti di età per cominciare a muoversi di più, basta individuare i modi e i tempi giusti per ciascun paziente e seguire qualche precauzione nei soggetti più fragili. Inoltre, durante il percorso riabilitativo si aiuta anche il paziente ad astenersi dal fumo, a seguire un’alimentazione sana e ad assumere le terapie raccomandate. E in chi si attiene a tutte le componenti della riabilitazione i benefici quadruplicano“.

Ma i dati raccolti dall’ANMCO per lo studio BLITZ4 non sono affatto confortanti. Condotta in 163 centri cardiologici su 11.706 pazienti con infarto, l’indagine ha dimostrato che molti pazienti migliorano leggermente il proprio stile di vita, ma non basta. Il 75%, ad esempio, dopo un infarto smette semplicemente di fumare e solo il 35% cammina per 30 minuti 3 volte alla settimana.

Quanto all’alimentazione, il 25% dei pazienti non mangia frutta e verdura nemmeno una volta al giorno, mentre appena il 45% mangia pesce 2 volte alla settimana e il 75% non lo consuma più di una volta ogni 7 giorni. Tutto ciò si ripercuote sulla vita che consegue un infarto, considerando che il 70% degli infartuati deve essere ricoverato di nuovo entro un anno dall’evento.

Infine, dopo un infarto sono in pochi coloro che si affidano a un percorso di riabilitazione cardiovascolare, che, se seguito bene, potrebbe dimezzare i ricoveri per nuovi eventi cardiovascolari.

E, se ancora non siete convinti, leggete un po’ qui quello che dovreste sapere sui benefici del camminare.

Germana Carillo

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.