Negli ultimi anni le ondate di calore estive sono diventate sempre più frequenti e intense, con conseguenze importanti non solo sulla salute delle persone, ma anche sull’ambiente e sull’agricoltura. Tra gli effetti meno visibili, ma estremamente gravi, c’è il rischio per la sopravvivenza delle api e quindi per la produzione di miele e per l’intero ecosistema. Le alte temperature, infatti, mettono a dura prova questi insetti preziosi che, stremati, riducono la loro attività di impollinazione. Ma non sono solo loro a soffrire: il caldo e la siccità influiscono anche su coltivazioni e allevamenti, creando una catena di problemi economici ed ecologici.
Indice
Il ruolo fondamentale delle api
Le api non producono soltanto miele: sono responsabili dell’impollinazione di oltre il 70% delle colture alimentari mondiali. Senza di loro, frutta, ortaggi, legumi e perfino coltivazioni come il girasole e la colza sarebbero a rischio. La loro attività è quindi essenziale per la biodiversità e per la sicurezza alimentare. Tuttavia, quando le temperature superano i 35 gradi, le api rallentano i voli, restano più tempo nell’alveare e faticano a recuperare polline e nettare.
Gli effetti del caldo sulle api
Secondo Coldiretti, il grande caldo costringe le api a ridurre drasticamente i voli, compromettendo la produzione di miele. L’umidità elevata unita alle alte temperature accentua il problema: gli insetti tendono a rimanere a terra, incapaci di raccogliere polline. La Royal Society for the Protection of Birds (Rspb) ha addirittura lanciato un appello ai cittadini per aiutare le api in difficoltà preparando degli “energy drink” casalinghi con due cucchiai di zucchero e uno d’acqua, da lasciare all’aperto come sostegno temporaneo.
La difficoltà delle api non si limita alla produzione di miele: meno impollinazione significa meno raccolti e quindi minori rese agricole, con un impatto diretto sulla catena alimentare e sui prezzi dei prodotti.
Agricoltura e coltivazioni in crisi
Le conseguenze del caldo estremo non si fermano agli alveari. Le colture di mais e granoturco rischiano di appassire nei campi aridi, le barbabietole si “lessano” sotto il sole cocente e si registra un anticipo della vendemmia fino a due settimane, con un raccolto più scarso e di qualità compromessa. Anche i vigneti, infatti, soffrono l’eccesso di calore: gli acini maturano troppo in fretta e perdono parte delle proprietà organolettiche.
Per salvare le colture, molti agricoltori sono costretti a ricorrere a costose irrigazioni, che a loro volta aggravano il problema delle risorse idriche sempre più scarse. Questo circolo vizioso mette in ginocchio un settore già provato dai cambiamenti climatici e dall’aumento dei costi di produzione.
Animali da allevamento in difficoltà
Il caldo afoso influisce pesantemente anche sugli allevamenti. Mucche e maiali soffrono lo stress da calore: i suini diventano inappetenti e riducono l’aumento di peso, mentre le vacche producono fino al 10% di latte in meno. Questo calo nella produzione ha ripercussioni dirette sui costi e sulla disponibilità di latte e derivati, con possibili aumenti dei prezzi al consumo.
Per proteggere gli animali, molti allevatori adottano sistemi di raffrescamento, ventilazione e ombreggiamento, ma i costi energetici aggiuntivi pesano sul bilancio delle aziende.
Incendi boschivi e rischio ambientale
Alle alte temperature si somma un altro problema: l’aumento degli incendi boschivi. Secondo i dati del Corpo Forestale dello Stato, durante le estati particolarmente calde gli incendi crescono fino al 60% in più rispetto agli anni precedenti, e la superficie percorsa dalle fiamme aumenta in maniera preoccupante. Questo comporta non solo la perdita di alberi e biodiversità, ma anche un peggioramento della qualità dell’aria e un ulteriore contributo alle emissioni di CO2.
La prevenzione resta l’arma principale: sorveglianza del territorio, manutenzione delle aree verdi e sensibilizzazione dei cittadini sono strumenti fondamentali per limitare i danni.
I cambiamenti climatici come causa principale
Le ondate di calore non sono più eventi eccezionali, ma la nuova normalità dovuta al cambiamento climatico. Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’Europa mediterranea è tra le aree più vulnerabili al riscaldamento globale, con un aumento della frequenza e dell’intensità delle estati torride. Questo scenario mette a rischio non solo la salute umana, ma anche la stabilità degli ecosistemi e l’economia agricola.
Come possiamo aiutare le api
Non tutto è perduto: ciascuno può fare la propria parte per sostenere le api e limitare gli effetti del caldo estivo. Alcuni consigli pratici includono:
- Piantare fiori melliferi nei giardini e sui balconi, così da offrire alle api fonti di nettare anche in città.
- Evitare l’uso di pesticidi nocivi che indeboliscono ulteriormente gli insetti impollinatori.
- Lasciare ciotole d’acqua o soluzioni zuccherine in estate per aiutare le api stremate dal caldo.
- Sostenere il consumo di miele e prodotti locali, favorendo gli apicoltori che lavorano in modo sostenibile.
FAQ: Api, caldo estivo e produzione di miele
Perché le api volano meno quando fa caldo?
Le api soffrono lo stress termico quando le temperature superano i 35 gradi. In queste condizioni riducono i voli per evitare la disidratazione e rimangono più tempo nell’alveare, con conseguente calo dell’impollinazione e della produzione di miele.
Il caldo influisce solo sulla produzione di miele?
No. Oltre al miele, l’attività ridotta delle api mette a rischio l’impollinazione di molte colture agricole. Questo può portare a raccolti meno abbondanti e a un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Cosa posso fare per aiutare le api in estate?
Puoi piantare fiori melliferi nei giardini e sui balconi, lasciare ciotole d’acqua pulita e, in caso di api stremate, preparare una soluzione zuccherina (due cucchiai di zucchero e uno di acqua). È importante anche ridurre l’uso di pesticidi.
Gli incendi boschivi hanno un impatto sulle api?
Sì. Gli incendi distruggono habitat naturali e riducono la disponibilità di fiori e piante, mettendo ulteriormente in difficoltà le api già stressate dal caldo e dalla siccità.
Il cambiamento climatico è la causa principale di questi problemi?
Sì. L’aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore è legato al riscaldamento globale. Per proteggere api, agricoltura e biodiversità è necessario ridurre le emissioni e promuovere pratiche agricole sostenibili.
Le api sono un indicatore naturale dello stato di salute del nostro ambiente. Se soffrono, significa che anche l’ecosistema è in difficoltà. Il caldo estivo mette a rischio la loro sopravvivenza, la produzione di miele e l’impollinazione delle colture. Allo stesso tempo, le alte temperature danneggiano agricoltura, allevamenti e boschi, con un impatto diretto sulla nostra economia e sulla nostra vita quotidiana.
La sfida è globale: per proteggere api e agricoltura serve agire sul fronte della sostenibilità, riducendo le emissioni e adattando i nostri sistemi produttivi a un clima che cambia sempre più rapidamente.