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Dizionario non autorizzato della chirurgia plastica: il libro

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Lifting, mastoplastica, PIP, nappage: una volta questi termini erano lontani e inusuali, puro appannaggio degli specialisti. Adesso, con il diffondersi della richiesta e l’aumento dei riferimenti culturali e non, sono entrati a far parte del linguaggio comune.

I dubbi sul reale significato di tali parole spesso sono consistenti e motivati. Così, ci si rivolge ad un chirurgo per un sentito dire – magari televisivo – senza capire ciò che realmente stiamo chiedendo. Ma avere una conoscenza meno approssimativa della terminologia medica è possibile, specialmente nell’era di Internet e delle risorse di rete. Per facilitare la comprensione delle pratiche della chirurgia plastica, il Dott. Lorenzetti ha deciso di mettere a disposizione di tutti un breve e utile Dizionario non Autorizzato della Chirurgia Plastica, scaricabile gratuitamente dal suo sito.

Nelle telematiche pagine del dizionario si trova di tutto. Dai termini tecnici, precisi e degnamente spiegati, come la definizione di Peso Molecolare, Acido Ialuronico e Metacrilato, ai termini di uso comune, come Mephisto Look, che indica la faccia di coloro che – troppo amanti del botulino ai lati dell’occhio – si ritrovano ad essere degne controfigure di Satana, con il sopracciglio perennemente accigliato, alla Frozen face, la faccia di gomma, come si dice in gergo, cioè quel mascherone che sostituisce la normale espressività del volto – molto amata da alcuni dei nostri esponenti della politica, all’espressione “canotto”, usata per indicare il lavoro fin troppo zelante compiuto sulle labbra di una signora, alla quale la bocca, perdendo i connotati di motilità, diventa un ormeggio per bagnanti in difficoltà.

Capire la differenza fra i termini vuole dire avere una reale possibilità di scegliere il tipo di intervento che è più adatto a noi e poter rivolgere le giuste domande agli esperti, che potranno poi consigliare la procedura migliore. Questo dizionario, insomma, è un bel regalo per la comunità degli utenti, dato che il ricorso alla chirurgia plastica è sempre maggiore.

Secondo molti individui viviamo in una società decadente. Secondo i canoni della bellezza da Photoshop, la concezione impossibile che ci vuole con tratti perfetti e irreali, più che di tempo decadente oggi si tratta di tempo “cedente”, orrenda abitudine che la nostra pelle concede alla forza di gravità. Creme, intrugli, ritocchi, operazioni, lifting, botox, sabba e filtri demoniaci… qualunque cosa possa avere il potere di sollevarci dall’affermazione, scritta sulla pelle, che il tempo sta passando, va bene.

Avere 50, 60, 80 anni non è un reato, specie se l’aumento dell’età è collegato all’aumento del capitale accumulato e dell’agio personale. Ma dimostrare 35, 45, 55 anni, è una delle piaghe d’Egitto, da combattere con tutte le forze a disposizione. Quindi, nel momento in cui la pelle, non più irrorata dalle giovanili risorse corporee, comincia a perdere di compattezza, si inizia la disperata lotta contro il tempo. il ricorso ai sortilegi più disperati diventa allora angosciante. Si riempiono solchi, rughe, si sollevano seni cadenti e muscoli flaccidi, si ingrandiscono parti anatomiche sporgenti e si riducono volumi imbarazzanti.

La chirurgia plastica è una nobile branca della medicina e in alcuni casi agisce su difetti che condizionano l’intero corso della vita delle persone. Spesso è un punto di svolta: dopo un intervento (specialmente nei casi di rino o masto plastica) l’esistenza prende un corso differente e che appare migliore. È difficile accettare il proprio corpo, specialmente quando è sgraziato o diverso, lontano dall’armonia infantile che tutti sognano. Voler apparire più consoni/giovani e, infine, invidiabili, è umano e, in alcuni casi, necessario.

L’aspetto del nostro viso rivela ciò che siamo. Un aiuto alla natura parla della nostra umanità e della meravigliosa fragilità che avvolge qualsiasi essere, soprattutto coloro che vivono attraverso la propria immagine. Ma fissarsi in una frozen face, una maschera immobile, a furia di interventi, è lo specchio di quel terrore profondo che ci invade quando – adulti ma non evoluti – prendiamo coscienza del tempo che ci consuma.

Fiammetta Scharf

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