Fibromialgia e prurito: la connessione neurologica che smentisce i pregiudizi

La sensazione pruriginosa nella fibromialgia ha origine neurologica: nuove ricerche confermano il legame con il dolore cronico e l'iperattività nervosa.

Per anni il fastidio pruriginoso associato alla fibromialgia è stato trascurato dalla medicina. Un disturbo complicato da comunicare e ancor più arduo da far riconoscere come sintomo legittimo. Tuttavia, gli studi neuroscientifici contemporanei stanno ribaltando una credenza radicata: questa sensazione non origina dall’epidermide, bensì dalle strutture nervose. E la sua realtà è innegabile.

Chi vive quotidianamente con questa patologia descrive frequentemente una percezione profonda e persistente, che non trova alcun beneficio nel semplice atto di grattare la cute. Non emergono manifestazioni cutanee visibili, mancano rossori evidenti o alterazioni dermatologiche rilevabili. Ciononostante il disagio è concreto, incessante e talvolta logorante.

Le esperienze condivise attraverso organizzazioni come la Fibromyalgia Association UK riportano una sensazione paragonabile a piccoli organismi che si spostano sotto l’epidermide, una percezione aliena che sembra distaccata dal proprio corpo fisico. Proprio queste testimonianze hanno spinto la comunità scientifica a esaminare più approfonditamente il fenomeno, spostando l’attenzione dalla superficie cutanea alle reti nervose.

Il prurito di origine neuropatica, questa la denominazione tecnica, non nasce dalla superficie corporea. Deriva da un’anomalia del sistema nervoso, centrale o periferico, lo stesso coinvolto nella percezione dolorosa cronica. Non riguarda l’epidermide, ma il modo in cui l’encefalo elabora e potenzia le informazioni sensoriali ricevute.

Natura del prurito neuropatico e sua prevalenza nella fibromialgia

Nella fibromialgia il sistema nervoso raggiunge uno stato di ipersensibilizzazione centrale. Questo comporta che stimolazioni normalmente innocue vengano elaborate come intense, disturbanti, occasionalmente dolorose. La distinzione tra dolore, contatto, variazione termica e prurito si fa nebulosa.

Diverse ricerche scientifiche indicano che le terminazioni nervose responsabili della percezione pruriginosa possono diventare eccessivamente reattive, trasmettendo impulsi costanti anche senza alcuna provocazione esterna. Questo fenomeno si verifica quando le fibre nervose sono infiammate, sottoposte a compressione o lesionate, oppure quando l’encefalo altera le modalità di filtraggio delle informazioni sensoriali.

Il dottor Mark Pellegrino, esperto in questa sindrome, evidenzia recettori epidermici iperreattivi e un coinvolgimento diretto del sistema nervoso autonomo. Da questi meccanismi derivano non soltanto la sensazione pruriginosa, ma anche bruciore, formicolio, intorpidimento e quelle percezioni complesse da verbalizzare che numerosi pazienti riconoscono.

Un elemento determinante è rappresentato dai cosiddetti nocicettori silenti, fibre nervose che abitualmente rimangono quiescenti. In condizioni di infiammazione o tensione emotiva, tuttavia, possono attivarsi e diventare ipereccitabili. Uno studio del 2013 ha evidenziato che oltre tre quarti delle persone affette da fibromialgia manifestano questo tipo di modificazione.

La condivisione dei percorsi nervosi tra dolore e prurito

La connessione tra sensazione dolorosa e pruriginosa è più profonda di quanto si ritenesse precedentemente. Condividono substrati biologici analoghi e percorsi nervosi affini. Non sorprende che stimolazioni dolorose possano ridurre il prurito, mentre determinati analgesici, specialmente gli oppiacei, tendano a provocarlo.

Per lungo tempo il fastidio pruriginoso è stato considerato una manifestazione secondaria rispetto al dolore. Attualmente questa relazione trova conferma nei dati scientifici. Ricerche cliniche hanno osservato che medicinali impiegati per il dolore neuropatico, come gabapentin e pregabalin, dimostrano efficacia anche nel controllo del prurito persistente, nonostante non fossero stati sviluppati con questa finalità.

Il dermatologo Gil Yosipovitch, tra i principali studiosi internazionali del settore, definisce dolore e prurito come percezioni distinte che utilizzano la medesima architettura nervosa. È l’encefalo a interpretarle diversamente, determinando reazioni contrapposte: difesa nel caso della sensazione dolorosa, impulso a grattarsi nel caso del prurito.

Le prove sono sempre più consistenti. Analisi comparative hanno dimostrato che manifestazioni come fastidio pruriginoso costante, sudorazione anomala e formicolii sono significativamente più frequenti nelle persone con fibromialgia rispetto alla popolazione generale. Indagini più recenti indicano che circa il 60% dei pazienti fibromialgici sperimenta prurito cronico, frequentemente associato al dolore.

Fibromialgia, pregiudizi e manifestazioni non visibili

Riconoscere il fastidio pruriginoso nella fibromialgia come manifestazione neurologica e non psicologica comporta conseguenze rilevanti. La fibromialgia viene ancora frequentemente definita una “patologia di esclusione”, una diagnosi che emerge quando altre cause sono state eliminate. Questa classificazione contribuisce a rendere invisibili numerose manifestazioni, incluso il prurito.

Il carico dello stigma è particolarmente evidente considerando che la fibromialgia colpisce prevalentemente il genere femminile. I dati statistici sono inequivocabili: tra l’80 e il 90% dei pazienti è donna. E proprio le donne, ancora oggi, sono maggiormente esposte al rischio di vedere le proprie manifestazioni cliniche sminuite o ricondotte a fattori emotivi.

Secondo Yosipovitch, il progresso richiede una preparazione medica più sensibile ai meccanismi neuro-immunitari della sensazione dolorosa e pruriginosa, ma anche lo sviluppo di strumenti oggettivi, come questionari clinici, marcatori fisiologici e tecniche di imaging capaci di visualizzare le alterazioni del sistema nervoso.

Nel frattempo, la ricerca sta esplorando nuove possibilità terapeutiche che considerino la biologia condivisa di dolore e prurito. Oltre ai farmaci già utilizzati per il dolore neuropatico, si valutano approcci non farmacologici come la stimolazione del nervo vago e l’agopuntura.

Tensione emotiva, encefalo e organismo

I dati epidemiologici evidenziano che la tensione emotiva può aggravare sia la sensazione dolorosa cronica sia il prurito. Questo, tuttavia, non implica che la fibromialgia sia “solo immaginazione”. La tensione emotiva è un fenomeno biologico concreto, in grado di influenzare ormoni, sistema nervoso e risposta immunitaria.

La tensione incrementa la reattività delle vie nervose implicate nella percezione dolorosa e pruriginosa e può attivare cellule immunitarie cutanee che rilasciano sostanze irritanti. Riconoscere questa connessione significa adottare una prospettiva integrata dell’organismo, senza cadere nella semplificazione psicologica.

La scienza sta ancora indagando per comprendere perché, nelle condizioni di dolore neuropatico, l’organismo tenda a far coesistere dolore e prurito. Quello che attualmente è certo è che entrambi possiedono una base biologica solida. E questo, per chi convive con la fibromialgia, rappresenta un elemento fondamentale.

Fonte: Fibromyalgia Association UK (FMA)

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin