Per chi a Natale ha provato solitudine tra la folla

Sentirsi distanti pur circondati da persone care durante le feste è normale: non è un difetto, ma una reazione emotiva legittima e comprensibile.

A tutti voi,

Proprio così: “tutti voi”, perché non siete né unici né isolati in quello che avete vissuto oggi.

Se in questa giornata avete percepito un senso di estraneità, persino circondati da familiari e amici, sappiate che non dipende da una vostra inadeguatezza. Accade perché il Natale porta con sé dinamiche complesse. Raduna le persone, ma non sempre crea un vero senso di appartenenza. Avvicina fisicamente, senza necessariamente generare connessione emotiva autentica.

Può capitare di trovarsi a pranzo, immersi in conversazioni e tradizioni conosciute, eppure avvertire una sottile distanza interiore. Come se una parte di voi osservasse da fuori, presente ma non pienamente coinvolta. Non per volontà deliberata, ma per affaticamento emotivo, per sovraccarico sensoriale, perché rispondere alle richieste implicite di questo periodo non è sempre possibile.

La psicologia lo riconosce da tempo, senza drammatizzare. La dottoressa Kristy Cuthbert, psicologa clinica presso la Texas A&M University, evidenzia come durante le festività molti individui attraversino quello che viene definito holiday blues: una condizione emotiva che può manifestarsi con malinconia, tensione, isolamento interiore o semplicemente stanchezza psicologica. Non si tratta di un disturbo clinico e, soprattutto, non rappresenta un difetto personale. È generalmente transitorio e nasce da un contrasto preciso: la discrepanza tra come pensiamo di dover sentirci e come effettivamente ci sentiamo.

Il periodo natalizio, dal punto di vista culturale, impone aspettative elevate. Richiede coinvolgimento affettivo, serenità, entusiasmo. Pretende che si sia “nello spirito giusto”. Ma la realtà quotidiana non sempre si allinea. Le abitudini vengono stravolte, il riposo si riduce, le dinamiche relazionali rivelano tensioni, le mancanze si fanno più evidenti. E quando tutto questo si scontra con l’imperativo tacito di apparire felici, il malessere trova terreno fertile.

Per questo motivo potete sentirvi isolati pur non essendolo concretamente. Non perché manchino gli affetti, ma perché manca lo spazio per essere autenticamente voi stessi. Per restare in silenzio. Per non avere aneddoti da condividere. Per non sforzarvi di sorridere.

Non è freddezza. È protezione di sé.

Se oggi avete interagito meno del solito, se avete sentito il bisogno di ritirarvi momentaneamente, se la compagnia vi è sembrata più faticosa del previsto, non stavate negando nulla a nessuno. Stavate rispettando un confine personale. E i confini, anche durante le feste, meritano rispetto.

Un altro aspetto che gli studi sottolineano – ed è fondamentale chiarirlo senza alimentare ansie – è che le festività non sono il periodo in cui “tutto crolla”, come talvolta si tende a credere. Sono però un momento in cui le emozioni abituali vengono ingigantite. Difficoltà quotidiane diventano più evidenti. Vulnerabilità che durante l’anno si gestiscono emergono con più forza. Non per sopraffare, ma per chiedere attenzione.

Sentirsi inadeguati in questo contesto, dunque, non è un’anomalia. È una delle molte esperienze possibili legate a questo periodo. E non necessita di essere corretta.

Potete essere presenti senza essere radiosi. Potete provare affetto senza essere esuberanti. Potete partecipare pur sentendovi mentalmente distanti. Il Natale non è un esame di socievolezza né una competizione di gioia. È semplicemente una data densa di simboli. E i simboli, quando si accumulano, possono diventare opprimenti.

Se c’è un messaggio da portare con voi oggi è questo: non siete difettosi, non siete insensibili e non siete isolati. Siete semplicemente esseri umani che affrontano un momento carico di stimoli con le risorse disponibili in questo momento.

E questo è più che sufficiente.

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