Acquistare giocattoli economici per calmare i figli può insegnare loro che ogni desiderio va soddisfatto subito, annullando il valore delle cose.
Varcare la soglia di un punto vendita ed acquistare un balocco richiede oggi una spesa irrisoria, almeno all’apparenza. È una scena quotidiana: un piccolo si mostra irrequieto, manifesta disagio, diventa insistente. La risposta arriva immediata, quasi meccanica. Un articolo vivace, qualche moneta al registratore e la situazione si placa. Tuttavia, questo comportamento, tanto comune quanto accettato, sta modificando la percezione del valore nelle nuove generazioni.
Non si tratta nemmeno di una scelta pienamente consapevole. La nostra mente è strutturata per individuare risposte immediate alle difficoltà del momento, specialmente durante periodi di affaticamento o tensione. È un meccanismo universale. Il problema sorge quando questa via breve, reiterata costantemente, finisce per trasmettere ai più piccoli lezioni ben più profonde di quanto possiamo immaginare.
Non è una questione di cifre. È il contenuto educativo che viene veicolato. Quando un articolo giunge senza pazienza, senza riflessione, senza impegno, diventa rapidamente intercambiabile. Se si danneggia, poco male. Se viene accantonato, nessuna perdita. Così l’attività ludica perde sostanza, trasformandosi in mero acquisto compulsivo.
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Quando l’accessibilità annulla il valore
Sotto il profilo pedagogico, procurarsi frequentemente piccoli articoli ludici per “placare” i figli appare come una strategia inoffensiva. Nella realtà, abitua i minori a una convinzione specifica: qualsiasi aspirazione può e deve trovare risposta istantanea. Non resta margine per l’attesa, per il desiderio che matura, per la dedizione verso l’oggetto una volta acquisito.
Esperti della psiche infantile ed educatori evidenziano da tempo il fenomeno della perdita di significato dell’esperienza. Un articolo ludico ottenuto senza sacrificio non richiede cura, non favorisce senso di responsabilità. Il minore non apprende a preservarlo, a ripararlo, a farlo perdurare. Apprende invece che tutto è effimero e sostituibile. Si tratta di un insegnamento implicito, ma incisivo.
Quantità ridotta, qualità superiore
A supportare questa riflessione interviene anche l’evidenza scientifica. Una ricerca pubblicata su Infant Behavior and Development, realizzata presso l’Università di Toledo, ha monitorato il comportamento di bambini tra diciotto e trenta mesi durante attività ludiche spontanee. Ad alcuni erano disponibili pochi oggetti, ad altri una quantità decisamente maggiore.
L’esito è stato inequivocabile. I bambini con minor disponibilità di oggetti dimostravano sessioni di gioco prolungate, maggiore concentrazione e inventiva superiore. Di fronte a opzioni limitate, si soffermavano, investigavano, creavano. Viceversa, l’eccesso generava continua dispersione, transizioni veloci tra un articolo e l’altro e un impegno superficiale.
Secondo gli studiosi, un eccesso di sollecitazioni può generare saturazione percettiva, diminuire la capacità di focalizzazione e frammentare l’esperienza ludica. Non si tratta esclusivamente di aspetti cognitivi, ma anche affettivi: un contesto sovraccarico di articoli complica lo sviluppo di un legame di attenzione e responsabilità verso ciò che si ha.
Formare inconsapevolmente al modello usa-e-getta
L’interrogativo, a questo stadio, diventa inevitabile: stiamo formando bambini più sereni o semplicemente piccoli acquirenti prematuri? Il pericolo non consiste nell’allevare figli capricciosi, ma persone adulte che faticano ad attribuire importanza agli oggetti, al tempo, ai legami umani.
La notizia incoraggiante è che non occorre essere genitori impeccabili. È sufficiente acquisire maggiore consapevolezza. La nostra mente, come quella dei nostri bambini, è attratta da soluzioni immediate e ricompense istantanee. È naturale. Ma quando ne diventiamo coscienti, possiamo moderare il ritmo.
Possiamo sostare un istante prima di procurare l’ennesimo articolo ludico, interrogarci sulla sua reale necessità o se stiamo semplicemente cercando di neutralizzare un momento di difficoltà. Possiamo optare per meno articoli e conferire loro maggiore rilevanza, maggiore durata, maggiore senso.