meccanismi psicologici

Come Tiger e Legami sfruttano la paura del “tutto esaurito”

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Quando varchi la soglia di Tiger con l’intenzione di “sbirciare soltanto”, conosci già l’esito probabile. Inizialmente noti un articolo vivace che mai avresti pensato necessario; subito dopo leggi l’etichetta “collezione mensile” e la mente si attiva: se non lo acquisto adesso, fra qualche giorno potrebbe non esserci più. L’urgenza da disponibilità limitata opera in questo modo, sottilmente, seguendo una sua particolare logica. È sufficiente un minuscolo impulso d’emergenza perché il cervello consideri quella spugna a forma di creatura fantastica o quella penna decorata con motivi natalizi come un’opportunità unica. Action applica strategie analoghe attraverso le “promozioni settimanali“, progettate per apparire effimere come un’opportunità che svanisce rapidamente. Anche Légami ha costruito il proprio successo commerciale e la popolarità dei suoi prodotti di scrittura su questo principio psicologico.

La paura di perdere qualcosa è radicata nella nostra natura

Questi schemi non derivano da fragilità caratteriale. Riguardano il funzionamento innato del cervello umano nel rispondere alla limitatezza delle risorse: ciò che temiamo di non poter ottenere acquista automaticamente maggior valore ai nostri occhi. È il Principio della Rarità, un meccanismo cognitivo rapido che bypassa il ragionamento logico e ci porta in uno stato di leggera vigilanza. L’interrogativo “ne ho realmente bisogno?” passa in secondo piano. Capita a chiunque, ed è proprio identificando questo processo automatico che possiamo neutralizzarlo.

Il timore di rimanere esclusi, la FOMO, rappresenta un ancestrale meccanismo di sopravvivenza. In ambienti naturali, mancare un’opportunità equivaleva a perdere una risorsa vitale. Negli spazi commerciali, tuttavia, questo riflesso viene utilizzato per velocizzare le scelte di consumo. L’urgenza non favorisce mai comportamenti sostenibili: ci sottrae il momento necessario per interrogarci su cosa resterà, oltre a un prodotto acquistato frettolosamente.

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Gli effetti della rarità pianificata nelle strategie commerciali

penne natale

Una ricerca recente pubblicata nel 2025 da Ji, Sakiyama, Jiang e Dahana ha esaminato un decennio di transazioni nel settore della birra giapponese per comprendere cosa avviene quando un’impresa lancia articoli “temporanei”, paragonabili a quelli che osserviamo ciclicamente da Tiger. Gli studiosi volevano verificare se le proposte a tempo sottraggono vendite ai prodotti stabili oppure se, paradossalmente, li rafforzano senza che il consumatore se ne renda conto. Le conclusioni sono illuminanti e rivelano molto sul modo in cui la FOMO genera attaccamento al marchio.

La ricerca evidenzia che nell’immediato le proposte temporanee non compromettono minimamente le vendite degli articoli permanenti. Non si verifica quel fenomeno di “sostituzione istantanea” che molti ipotizzano. Il prodotto speciale attrae, certamente, ma non sottrae visibilità all’offerta complessiva. Sul lungo termine, invece, la dinamica si trasforma: gli articoli stabili registrano un incremento. L’inserimento costante di novità temporanee conferisce al marchio maggiore dinamismo, lo rende più interessante da seguire e crea molteplici occasioni emotive. Ogni proposta limitata diventa una piccola scintilla che mantiene vivo il legame con il brand, anche quando scompare dagli scaffali.

È un meccanismo che ricorda molto ciò che sperimentiamo da Tiger quando ritorniamo “per scoprire le novità”. Non torniamo esclusivamente per il nuovo prodotto: torniamo perché il continuo rinnovamento ci mantiene coinvolti. Interessante notare che lo studio rileva anche un effetto reciproco: gli articoli permanenti, con la loro costanza, aumentano l’attrattività delle future proposte limitate. È una sorta di “effetto alone”: la credibilità acquisita da ciò che rimane sempre disponibile si trasferisce su ciò che dura poche settimane.

Intensificare eccessivamente la comunicazione, però, può generare conseguenze contrarie. L’analisi rivela che una promozione martellante sulle proposte limitate può danneggiare le vendite degli articoli stabili, come se il consumatore percepisse un’eccessiva manipolazione artificiale della scarsità. È un equilibrio fragile: troppa insistenza distrugge l’incanto.

Quando comprendere diventa protezione

Come evidenziato precedentemente, dunque, la FOMO non è casuale, ma un meccanismo progettato accuratamente. Funziona perché intercetta emozioni basilari: l’interesse, il bisogno di distinguersi, il timore di lasciarsi sfuggire qualcosa, la percezione che un marchio “ci pensi” quando propone qualcosa di inedito. Ma riconoscere questi processi ci consente di osservarli da una prospettiva differente, senza auto-giudizio e senza sensi di colpa.

Non c’è niente di inadeguato in noi se la dicitura “disponibile per breve tempo” ci colpisce emotivamente. È un programma evolutivo. Tuttavia, una volta compreso il suo funzionamento, possiamo decidere se permettergli di agire o fermarci un momento.

L’azione più efficace che possiamo compiere non è costringerci a “consumare meno”, ma imparare a rilevare la sensazione che si attiva dentro di noi. Quella piccola fretta, quella voce interiore che sussurra “adesso o perdi l’occasione”, è il segnale. Non va represso: va osservato. Più lo identifichiamo, più diventa semplice distinguere se l’oggetto soddisfa un’esigenza autentica o se stiamo semplicemente reagendo a un meccanismo costruito per accelerare le nostre decisioni.

In una realtà che ci sommerge di sollecitazioni, la sostenibilità non deriva da comportamenti impeccabili, ma da istanti di chiarezza. L’urgenza da disponibilità limitata continuerà a manifestarsi, ed è accettabile. Ma anche noi possiamo scegliere come reagire. La consapevolezza, in definitiva, è l’unico rimedio che non ha scadenza.

Fonte: Cogent Business & Management

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