Tra morbo di Parkinson e pesticidi esiste una correlazione? L’esposizione a pesticidi, erbicidi e idrocarburi solventi è stata associata a un considerevole incremento del rischio di sviluppare la malattia. I pesticidi possono compromettere in maniera preponderante la salute di coloro che lavorano e vivono nelle aree rurali in cui essi vengono normalmente utilizzati.
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Uno sguardo alle sostanze coinvolte
I pesticidi e i diserbanti sono ampiamente impiegati nell’agricoltura convenzionale per proteggere le colture da parassiti e infestazioni. Tuttavia, molte di queste sostanze sono neurotossiche e possono penetrare nell’organismo umano attraverso l’inalazione, l’ingestione o il contatto cutaneo. Riguardo alla connessione tra Parkinson e pesticidi, alcune sostanze, come gli idrocarburi solventi, potrebbero essere implicate. Essi sono contenuti nel petrolio e nei suoi derivati, come benzina, vernici, colle e trielina, sostanze di largo impiego sia nell’industria sia nella vita quotidiana.
Lo studio italiano che ha lanciato l’allarme
La correlazione tra morbo di Parkinson e pesticidi è stata messa in luce attraverso uno studio italiano pubblicato sulla rivista Neurology. I ricercatori della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con il Centro Parkinson degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano, hanno analizzato i dati di 104 ricerche precedenti.
Il principale autore dello studio, il dottor Emanuele Cereda, ha indagato la connessione tra l’esposizione a pesticidi, diserbanti, insetticidi e solventi e il rischio di sviluppare il Parkinson. Secondo le loro conclusioni, una ripetuta esposizione a queste sostanze tossiche può incrementare il rischio di sviluppare la malattia dal 33 all’80%.
I soggetti più esposti
Ad essere maggiormente interessati all’esposizione risultano gli agricoltori e gli abitanti delle zone rurali, dove l’utilizzo di sostanze chimiche per la coltivazione è ancora diffuso, soprattutto in assenza di pratiche di agricoltura biologica. Per ridurre il rischio di contrarre il morbo di Parkinson, evitare luoghi con pesticidi pesanti è cruciale. Le persone che lavorano direttamente nei campi o che vivono nelle vicinanze possono inalare o assorbire tali sostanze attraverso l’acqua contaminata o l’aria.
Un problema di salute pubblica
Le proporzioni di sostanze potenzialmente tossiche utilizzate in agricoltura hanno ormai raggiunto livelli fuori controllo. I pesticidi contaminano l’acqua che beviamo, i cibi che consumiamo e l’aria che respiriamo. Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), sebbene la maggior parte dei residui presenti negli alimenti rientri nei limiti di legge, le esposizioni croniche e combinate preoccupano sempre più i ricercatori.
Questa situazione solleva interrogativi profondi sul nostro modello di sviluppo: la ricerca di un benessere economico fondato sulla quantità e non sulla qualità ha portato a un uso massiccio di sostanze chimiche, con conseguenze tangibili sulla salute pubblica.
Nuove conferme scientifiche
Nel corso degli ultimi anni, studi più recenti hanno confermato e ampliato quanto già osservato nel 2013. Una ricerca del 2023 pubblicata su Nature Communications ha evidenziato come alcune sostanze chimiche usate in agricoltura siano in grado di alterare il metabolismo mitocondriale nei neuroni dopaminergici, aggravando il rischio di neurodegenerazione. Parkinson e i pesticidi sono nuovamente studiati poiché gli scienziati stanno approfondendo i meccanismi molecolari per capire come l’interazione tra geni e ambiente favorisca lo sviluppo del Parkinson.
Le politiche di prevenzione
In Europa, il Green Deal e la strategia “Farm to Fork” mirano a ridurre del 50% l’uso dei pesticidi entro il 2030. Alcuni Paesi, tra cui Francia e Germania, stanno già introducendo misure più restrittive per la vendita e l’impiego di pesticidi, promuovendo alternative naturali e tecniche agricole più sostenibili.
Anche in Italia si sta cercando di incentivare l’agricoltura biologica, che rappresenta una valida alternativa per ridurre l’esposizione a sostanze tossiche. Tuttavia, secondo i dati aggiornati del SINAB (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica), solo il 18% della superficie agricola utilizzata è coltivata in modo biologico, segno che la strada è ancora lunga.
Come ridurre il rischio individuale
Chiunque può adottare piccoli accorgimenti per limitare il proprio contatto con pesticidi e altre sostanze tossiche:
- Preferire prodotti biologici e di provenienza certificata;
- Lavare accuratamente frutta e verdura prima del consumo;
- Evitare l’uso di erbicidi e pesticidi in giardini e orti domestici;
- Informarsi sui livelli di contaminazione delle acque potabili locali nella propria area per prevenire il rischio parkinsoniano;
- Sostenere politiche ambientali più restrittive sull’uso dei fitofarmaci.
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La connessione tra l’esposizione ai pesticidi e il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson è oggi supportata da un crescente numero di evidenze scientifiche. Sebbene non sia possibile stabilire una relazione di causa-effetto diretta per ogni singolo caso, il quadro generale è preoccupante. Occorrono misure urgenti a livello politico, agricolo e sanitario per tutelare la popolazione.
In attesa di cambiamenti strutturali, possiamo proteggerci individualmente con scelte più consapevoli e sostenibili. La salute del nostro cervello, e più in generale del nostro corpo, passa anche dal modo in cui produciamo e consumiamo il cibo ogni giorno.