riconoscere i sintomi del Parkinson

Riconoscere i sintomi del Parkinson per una diagnosi precoce

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Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa complessa che in Italia coinvolge oltre 300.000 persone. Identificare per tempo i segnali iniziali è fondamentale per intraprendere percorsi terapeutici efficaci e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Nel 2025 la ricerca scientifica sta facendo importanti passi avanti, ma la diagnosi precoce rimane ancora oggi uno dei punti più critici: molti sintomi vengono ignorati o attribuiti all’età, allo stress o ad altre condizioni.

Il Parkinson, infatti, raramente inizia con segni evidenti. Prima dei classici tremori, possono comparire segnali più sottili: difficoltà a muoversi con fluidità, rigidità mattutina, disturbi del sonno, perdita dell’olfatto, rallentamento mentale e cambiamenti del tono dell’umore. Imparare a riconoscerli è essenziale, sia per chi sospetta di avere un disturbo, sia per familiari e caregiver.

La discussione sull’importanza della diagnosi tempestiva è centrale nelle iniziative della Giornata Nazionale del Parkinson, promossa ogni anno da Limpe e Dismov-Sin, che nel 2025 continuano a porre l’accento sull’informazione e sul supporto ai pazienti. Nonostante le campagne educative, una parte rilevante della popolazione continua a non conoscere i segnali precoci della malattia.

Sintomi iniziali: i segnali da non ignorare

Secondo una storica indagine Eurisko, il 78% dei pazienti dichiarava di non conoscere affatto i sintomi iniziali del Parkinson e l’87% affermava di non aver mai pensato di soffrirne prima della diagnosi. A distanza di anni, nonostante una maggiore informazione, il quadro non è cambiato molto: ancora oggi la diagnosi arriva spesso in ritardo rispetto alle prime manifestazioni.

I segnali motori

I sintomi motori sono i più noti e rappresentano spesso il motivo che porta il paziente a rivolgersi a un neurologo:

  • bradicinesia (lentezza nei movimenti);
  • rigidità muscolare, soprattutto al risveglio o dopo periodi di inattività;
  • tremore a riposo, spesso alla mano o all’avambraccio;
  • perdita dell’espressività facciale (“facies amimica”).

Con la progressione della malattia possono comparire difficoltà nella deambulazione, riduzione dell’ampiezza del passo, instabilità posturale e problemi di equilibrio.

I segnali non motori: i più sottovalutati

Oggi sappiamo che il Parkinson non è solo una malattia del movimento. Molti sintomi non motori compaiono anni prima e rappresentano importanti indizi diagnostici:

  • perdita dell’olfatto (iposmia), uno dei primi sintomi più frequenti;
  • insonnia o disturbi del sonno REM con movimenti incontrollati durante il sonno;
  • stipsi persistente non correlata ad altri disturbi intestinali;
  • ansia, apatia o depressione anche in assenza di cause apparenti;
  • affaticamento mentale e rallentamento del pensiero.

Questi segnali sono spesso ignorati o trattati come disturbi isolati. In realtà, se compaiono insieme e senza causa apparente, dovrebbero motivare una visita neurologica.

Perché la diagnosi precoce è così importante

Intercettare il Parkinson nelle sue fasi iniziali permette di:

  • iniziare subito una terapia farmacologica personalizzata;
  • ridurre la progressione dei sintomi in modo più efficace;
  • migliorare la qualità di vita quotidiana;
  • programmare interventi di fisioterapia e riabilitazione specifici;
  • ridurre il rischio di complicanze nelle fasi più avanzate.

Alla Giornata dell’Informazione sulla Malattia di Parkinson e in molte altre iniziative promosse da LIMPE e DISMOV-SIN, la parola chiave è proprio informazione. Le due associazioni ribadiscono da anni che conoscere i sintomi permette ai pazienti di rivolgersi al medico più rapidamente.

Come sottolineava già in passato Giovanni Abbruzzese, presidente della Limpe:

“In Italia la ricerca sulla Malattia di Parkinson sta conoscendo un nuovo impulso e riteniamo che lo studio sulla prevenzione delle cadute possa aiutare quei pazienti che si trovano nella fase intermedio-avanzata della malattia e cominciano a presentare evidenti difficoltà di deambulazione e disturbi dell’equilibrio, con elevata frequenza del rischio di cadere”.

Chi colpisce il Parkinson oggi: dati aggiornati al 2025

Negli ultimi 15 anni il numero delle diagnosi è aumentato, grazie a una maggiore consapevolezza e al miglioramento degli strumenti diagnostici. Oggi in Italia si stimano più di 300.000 pazienti, molti dei quali in età lavorativa.

Età di esordio

  • La fascia più colpita resta quella over 60.
  • Cresce il numero dei casi tra i 40 e i 50 anni, pari a circa il 20–25% del totale.
  • Circa il 10% riceve la diagnosi tra i 20 e i 40 anni: è il cosiddetto Parkinson giovanile.

Questi dati confermano un trend già osservato in passato, ma più evidente nel 2025: il Parkinson non è una malattia esclusiva dell’anziano.

Componenti genetiche e fattori ambientali

La ricerca ha identificato oltre 25 geni legati al Parkinson. In circa il 20% dei pazienti è presente un componente genetica familiare, ma nella maggior parte dei casi la patologia deriva da una combinazione di predisposizione genetica e fattori ambientali. Tra i più studiati:

  • esposizione a pesticidi e sostanze tossiche;
  • traumi cranici ripetuti;
  • inquinamento atmosferico;
  • stili di vita sedentari.

La complessità dei meccanismi alla base del Parkinson rende essenziale investire nella ricerca e nella prevenzione.

Cure e progressi della ricerca

Nel 2025 la terapia del Parkinson si basa su un approccio multidisciplinare che include:

  • farmaci dopaminergici con formulazioni sempre più personalizzate;
  • fisioterapia e riabilitazione motoria mirate a migliorare equilibrio e coordinazione;
  • logopedia per sostenere la comunicazione e la deglutizione;
  • nutrizione mirata e supporto psicologico.

Negli ultimi anni sono stati testati anche nuovi trattamenti basati su stimolazione cerebrale profonda, terapie geniche e approcci neuroprotettivi. Sebbene non esista ancora una cura definitiva, la qualità di vita dei pazienti oggi è nettamente migliore rispetto a un decennio fa.

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Riconoscere i sintomi iniziali del Parkinson significa dare a se stessi o ai propri cari una possibilità concreta di intervenire tempestivamente. La conoscenza è il primo passo verso la diagnosi precoce, e la diagnosi precoce è il punto di partenza di un percorso terapeutico più efficace.

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di wellme per tre anni, scrive per greenMe da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania