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L’osteoporosi non ce la voglio avere: un libro utile

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In Italia sono circa 5 milioni le persone affette da osteoporosi, in prevalenza donne con età superiore ai 50 anni. Ma seppur così diffusa, essa rimane una patologia ancora poco conosciuta e contornata da luoghi comuni da sfatare.

Ecco allora “L’osteoporosi: non ce la voglio avere“, il best seller della ormai celebre endocrinologa Maria Luisa Brandi, che dopo 50.000 copie vendute e da tempo esaurite, torna in un’edizione aggiornata e ampliata per Giunti Editore.

Spaziando tra attività fisica, terapia e buona cucina, il manuale fornisce tutto ciò che c’è da sapere per prevenire, trattare e sconfiggere l’osteoporosi, una patologia in continuo aumento e socialmente rilevante. Ricco di informazioni, illustrazioni e curiosità, esso trova la sua forza comunicatrice nel suo taglio divulgativo che lo rende un libro facile da leggere e perfino divertente.

La professoressa Brandi, infatti, ci coinvolge in un viaggio alla scoperta delle nostre magiche ossa, abbattendo dapprima i tanti pregiudizi che ancora inquinano l’argomento, per poi passare a spiegare come prendersi cura di esse grazie a stili di vita corretti e alle giuste terapie.

Non poteva mancare un riflettore sull’alimentazione, altro elemento fondamentale per la prevenzione dell’osteoporosi. A corredo del libro, infatti, un ampio e sfizioso ricettario curato dalla chef de cuisine Carla Marchetti che offre tante soluzioni culinarie per nutrire le nostre ossa ma anche per deliziare i nostri palati.

Destinatarie primarie di questo volume sono le donne in quanto vittime privilegiate della malattia e anche perché madri e mogli che sovrintendono all’alimentazione della famiglia e che quindi possono svolgere un ruolo basilare nella prevenzione.

Maria Luisa Brandi. “L’osteoporosi: non ce la voglio avere“. Giunti Editore, € 18,00. Uno dei più ghiotti libri di medicina mai dato alle stampe.


In occasione della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi che si terrà il prossimo 20 ottobre, noi di wellMe.it abbiamo raggiunto l’autrice, la professoressa Maria Luisa Brandi, endocrinologa e ricercatrice di fama internazionale, docente all’Università di Firenze e presidente della Fondazione scientifica F.I.R.M.O Raffaella Becagli. A lei abbiamo rivolto qualche domanda per iniziare il nostro viaggio di conoscenza dell’osteoporosi, perché noi l’osteoporosi non ce la vogliamo avere!

WM: Professoressa, quali sono i fattori biologici e ambientali che determinano l’osteoporosi?

MLB: L’osteoporosi si suddivide nella classificazione medica in osteoporosi primitive ed osteoporosi secondarie. Le forme primitive sono le due ampie condizioni involutive indicate come osteoporosi postmenopausale ed osteoporosi senile, mentre le forme secondarie sono conseguenti a patologie che non sono originariamente ossee, ma che influenzano il metabolismo osseo (es. osteoporosi da cortisone, osteoporosi da malassorbimento di calcio, osteoporosi da malattie infiammatorie articolari, osteoporosi da uso di terapie antiormonali, osteoporosi da dismetabolismi, osteoporosi da malattie endocrine, osteoporosi da ipercalciuria, etc.).

Da questo si evince che ogni prima diagnosi di osteoporosi deve escludere una patologia che la causi. Questo fa comprendere l’importanza della formazione del medico, che se endocrinologo ha nelle sue corde l’analisi del metabolismo osseo che è alla base del riconoscimento della patologia causale. Non dimentichiamoci poi che la genetica, attraverso la quale non ereditiamo solo la lunghezza e la grandezza delle nostre ossa ma anche la loro microarchitettura, è importante nel determinare il rischio di frattura di un singolo individuo. Pertanto, la storia personale (vedi osteoporosi secondarie) e quella familiare (vedi fragilità congenita) sono la base indispensabile per l’inquadramento del paziente.

WM: Come si diagnostica tale patologia?

MLB: La diagnosi di osteoporosi si effettua con gli osteodensitometri e sono le macchine che misurano la densità minerale ossea a livello femorale e della colomba lombare le più’ precise. Attraverso questo esame, assolutamente non invasivo, si ottiene un numero, lo T-score, che ci dice se siamo normali, osteopenici (meno gravi) oppure osteoporotici. Mentre se voglio capire la causa di una osteoporosi oppure la sua natura (es. osteoporosi ad alta distruzione oppure osteoporosi a bassa costruzione), elementi indispensabili per scegliere la giusta terapia, devo utilizzare dei marcatori biochimici circolanti che leggono il metabolismo osseo di quel soggetto in quel momento (proprio come facciamo per il colesterolo e la glicemia).

WM: E quali sono i metodi di prevenzione?

MLB: La prevenzione avviene attraverso una attività fisica costante ed una alimentazione che contenga il calcio, elemento indispensabile per una corretta mineralizzazione ossea. Nel libro queste due parti sono ben sviluppate.

WM: A proposito di alimentazione, come può questa prevenire l’osteoporosi?

MLB: L’alimentazione è la base per la corretta mineralizzazione e questo ci accompagna dal momento in cui l’osso mineralizza in utero (intorno al terzo mese di gestazione) fino all’ultimo giorno della nostra vita, con raccomandazioni chiare che cambiano per introito di calcio durante la nostra esistenza, così un adolescente deve introdurre più calcio di un adulto.

WM: Può dare qualche consiglio ai nostri lettori per prevenire e/o affrontare l’osteoporosi?

MLB: L’osteoporosi non va affrontata, l’osteoporosi non ce la vogliamo avere e per ottenere questo risultato dobbiamo sapere di più. Un libro come questo accompagna il cittadino, che non è né deve diventare un esperto, ma che deve conoscere bene quanto il singolo può fare per sé stesso. Educare il cittadino è un obbligo per ogni campagna di sensibilizzazione.

Fabrizio Giona

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