Stavoli, il villaggio friulano più remoto: accessibile solo a piedi

Scopri Stavoli, borgo isolato del Friuli raggiungibile solo con 50 minuti di trekking. Un luogo senza connessione immerso nelle Prealpi Carniche.

A 588 metri di quota, il piccolo nucleo abitativo di Stavoli conta una ventina di edifici e torna alla vita due volte all’anno in occasione di celebrazioni che attraggono numerosi visitatori.

Una fuga dalla connessione perenne

Cercate un angolo remoto dove allontanarvi dalla frenesia quotidiana? Un posto dove dimenticare telefoni cellulari, computer e messaggi digitali? Non serve fantasticare su isole remote del Pacifico o esplorazioni nella giungla sudamericana. Sarà sufficiente calzare un paio di robusti scarponi da montagna e percorrere alcuni chilometri di sentiero alpino fino a raggiungere Stavoli, minuscola frazione del comune di Moggio Udinese situata nelle Prealpi Carniche, nella provincia udinese.

Questo insediamento è quasi completamente spopolato e, elemento ancora più significativo, totalmente scollegato dalla civiltà moderna. Perfetto per chi desidera sperimentare il cosiddetto “distacco digitale”: assenti locali pubblici, copertura telefonica e connessione internet. Soltanto abitazioni, strutture diroccate, piccoli appezzamenti coltivati, fonti naturali e fontanili. In una ipotetica graduatoria mondiale, Stavoli occuperebbe una posizione di rilievo tra le destinazioni consigliate per chi cerca il totale distacco dai dispositivi elettronici.

Le origini di un isolamento inevitabile

Fino a tempi recenti, Stavoli riprendeva vita durante la stagione estiva, quando diverse decine di nuclei familiari vi si trasferivano per godere di vacanze all’insegna della quiete assoluta. La funivia che univa questo villaggio, arroccato su una piccola sporgenza rocciosa a 588 metri di altitudine, costituiva il principale collegamento con la valle sottostante. Purtroppo, un grave evento accidentale ha provocato il danneggiamento dell’impianto e i fondi necessari per la sua riparazione non sono ancora stati trovati. Da quel momento, è venuto meno qualsiasi mezzo di trasporto rapido che connetta la frazione con il nucleo principale di Moggio Udinese.

Il villaggio, popolato fino alla metà del secolo scorso da famiglie contadine dedite all’attività pastorale, ha conosciuto un progressivo spopolamento. Il colpo definitivo arrivò con il sisma del 1976, che danneggiò numerose costruzioni. Tuttavia, la vera ragione dell’esodo va individuata nella mancanza di opportunità lavorative e prospettive future che il luogo poteva garantire ai suoi residenti, nell’invecchiamento demografico e nell’estremo isolamento della sua collocazione geografica. Dagli anni Settanta, Stavoli è rimasto sostanzialmente abbandonato.

Le vie d’accesso al villaggio fuori dal tempo

Nonostante la posizione remota, Stavoli non è del tutto inaccessibile. L’antico insediamento si colloca a 567 metri di altezza, a circa 7 chilometri in direzione lineare da Moggio Udinese. Chi desidera visitarlo deve equipaggiarsi con calzature da escursionismo e percorrere l’unico sentiero montano che conduce al centro dell’abitato, attraversando stretti passaggi e antiche mulattiere panoramiche.

Esistono tre itinerari principali per arrivare al paese: partendo da Campiolo, da Illegio oppure da Muggessa. Il tracciato CAI 417, con partenza da Campiolo Alto, è tra i più battuti e necessita di circa 50 minuti di cammino. Il percorso si snoda inizialmente lungo il cristallino e nascosto torrente Glagnò. Dopo aver attraversato un ponte costruito nel 1885, il sentiero penetra in un’area boschiva con una salita caratterizzata da gradini irregolari che porta l’escursionista a superare un dislivello di circa 218 metri.

Per chi preferisce evitare la fatica o necessita di trasportare materiali pesanti, rimane la possibilità di sfruttare il passaggio di uno degli elicotteri che occasionalmente sorvolano l’area e atterrano nelle vicinanze di quello che era il nucleo abitato.

Una rinascita ciclica

Nonostante l’apparente stato di abbandono, le persone interessate a visitare Stavoli sono più numerose di quanto si possa immaginare. Il piccolo nucleo friulano riprende vita ogni fine settimana grazie alle famiglie proprietarie di seconde case, circa una ventina, molte delle quali impegnate in interventi di restauro. Attraversando l’abitato, si osservano alcune abitazioni in vendita e altre in fase di ristrutturazione, con qualche dimora che mostra segnali di presenza: fumo dai camini, giardini curati e terreni preparati per la coltivazione.

Ma è specialmente in due occasioni annuali che Stavoli torna veramente a pulsare, durante festività tradizionali che richiamano diverse centinaia di persone. Queste celebrazioni costituiscono un momento significativo di riscoperta delle origini e delle usanze locali, attirando non solo gli ex residenti e i loro familiari, ma anche numerosi turisti, inclusi molti visitatori austriaci, attratti dalla particolare vicenda del borgo e dalla sua affascinante distanza dalla vita contemporanea.

Un tesoro da custodire

Stavoli costituisce un caso eccezionale nel panorama italiano dei centri abbandonati: un luogo che, nonostante le avversità e la lontananza, continua ad attrarre visitatori e a mantenere viva una tradizione centenaria. La sua collocazione geografica, che in passato rappresentava un ostacolo allo sviluppo, oggi si trasforma in una risorsa preziosa per chi cerca genuinità, pace e immersione nella natura.

Il destino di questo piccolo gioiello delle Prealpi Carniche dipenderà dalla capacità di individuare un equilibrio tra conservazione dell’identità storica e necessità di collegamenti essenziali con la valle. Nel frattempo, Stavoli continua a offrire a chi ha il coraggio di raggiungerlo un’esperienza irripetibile: quella di un viaggio non solo geografico, ma anche temporale, verso un passato ancora tangibile tra le sue abitazioni in pietra e i suoi silenziosi sentieri.

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