Diventare madre per una fertilità riconquistata dopo un lungo calvario di malattia.
È la storia di una donna torinese di 28 anni, di nome Alessandra, affetta dalla nascita da una forma di talassemia per la quale è stata sottoposta a dosi massicce di chemioterapia e nel 2003, poiché le terapie tradizionali si rivelavano inefficaci, ha subito un trapianto di cellule staminali emopoietiche – cordonali e midollari – ricevute in dono dalla sorellina di due anni.
Il trattamento chemioterapico avrebbe reso la giovane sterile per sempre; per questo, preventivamente, un’equipe di medici ha prelevato e congelato due frammenti delle sue ovaie. Nella primavera del 2010, a 7 anni dal trapianto, Alessandra è stata dichiarata fuori pericolo ed ha potuto dare voce al suo desiderio di maternità, realizzabile attraverso il reimpianto del suo tessuto ovarico, congelato prima della chemioterapia.
I frammenti ovarici sono stati reimpiantati in due interventi eseguiti in laparoscopia, effettuati nel Centro trapianti di cellule staminali e terapia cellulare dell’ospedale Infantile Regina Margherita, coordinato dalla dottoressa Franca Fagioli. Il primo è stato necessario per preparare la sede che avrebbe ospitato i tessuti; il secondo, eseguito 3 mesi dopo, i due lembi di ovaio sono stati ricollocati in sede ed hanno attecchito dopo qualche mese.
I frammenti ovarici contenevano numerosi follicoli, potenziali ovociti, che le hanno permesso di restare incinta Alessandra è ora al terzo mese di gravidanza. La giovane è stata inserita nel “Programma Fertisave“, e cioè “salva fertilità” ideato nel 2001 dal Professor Enrico Madon e dal Professor Marco Massobrio nell’Ospedale S.Anna di Torino, per garantire anche alle giovani che sottoponendosi a trapianto di cellule emopoietiche vanno incontro alla sterilità, la possibilità di restare incinte, nel momento in cui le condizioni di salute lo permettano. Alessandra è stata la prima donna in Italia a venire sottoposta ad autotrapianto di tessuto ovarico, un intervento eseguito nel mondo solo altre quattordici volte. Una speranza che si accende, forte come la nuova vita che offre.
Francesco Di Giorgio