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Vegetariani e vegani: sensibili al dolore sia umano che animale

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I vegetariani e i vegani sarebbero più sensibili al dolore altrui, sia che a soffrire sia un animale sia un uomo. All’origine di questa insolita affermazione è lo studio condotto da alcuni ricercatori dell’Unità di Neuroimaging Quantitativo del San Raffaele di Milano, coordinati dai dottori Massimo Filippi e Mara Rocca.

Uno studio pionieristico sull’empatia

Realizzato in collaborazione con le Università di Ginevra e Maastricht e pubblicato sulla rivista PLoS One, lo studio ha coinvolto 20 persone onnivore, 19 vegetariane e 21 vegane, mostrando loro alcune immagini di esseri umani e di animali posti in situazioni di grande sofferenza.

Grazie all’uso della risonanza magnetica funzionale, è stato notato che i vegetariani e i vegani mostravano una maggiore attivazione delle aree del lobo frontale del cervello collegate allo sviluppo e alla percezione di sentimenti empatici, a prescindere dai soggetti che provavano sofferenza.

“I circuiti neurali si attivano nel momento in cui i sentimenti empatici vengono estesi anche ad individui di altre specie che condividono con noi la capacità di soffrire”.

Così ha spiegato la dottoressa Rocca, sottolineando come l’empatia di vegetariani e vegani non si fermi agli esseri umani, ma si estenda anche agli animali, creando un legame profondo e universale con ogni forma di vita.

Empatia e scelte alimentari: un legame sempre più forte

Negli ultimi anni, molte altre ricerche hanno confermato questa tendenza: chi segue una dieta vegetariana o vegana mostra spesso livelli più alti di empatia, attenzione alle ingiustizie sociali e preoccupazione per l’ambiente. L’alimentazione, quindi, non è solo una questione di salute o di etica personale, ma anche uno specchio del modo in cui ci relazioniamo con il mondo.

Uno studio del 2022 pubblicato su Frontiers in Psychology ha confermato che i vegetariani e i vegani presentano una maggiore attivazione cerebrale in risposta a stimoli legati alla sofferenza animale. Inoltre, tendono a sviluppare uno stile di vita più coerente con i valori di non violenza e rispetto, che si riflette anche nelle relazioni interpersonali.

Una sensibilità che va oltre il piatto

L’empatia di vegetariani e vegani non si esprime solo attraverso il rifiuto della carne o dei prodotti animali. Molti di loro si impegnano attivamente in cause sociali, ambientaliste o animaliste, partecipano a campagne di sensibilizzazione e promuovono una cultura della non violenza e della compassione. Questo stile di vita si basa su un principio semplice ma profondo: fare meno male possibile agli altri esseri viventi, compresi gli umani.

Non sorprende, quindi, che i vegetariani e i vegani risultino spesso più attenti anche a tematiche come i diritti umani, la disuguaglianza, il benessere mentale e la sostenibilità ambientale. La loro scelta alimentare diventa parte di un percorso di consapevolezza che si estende in tutti gli ambiti della vita.

Empatia e cervello: cosa dice la scienza

Le neuroscienze hanno fatto passi avanti nel comprendere il legame tra alimentazione, emozioni e cervello. Nuove tecniche di imaging cerebrale mostrano come la pratica dell’empatia influenzi aree come la corteccia prefrontale, l’amigdala e l’insula. Queste aree sono più attive nei soggetti abituati a mettersi nei panni degli altri – e non è un caso che siano spesso più sviluppate in chi ha scelto un’alimentazione vegetale.

Inoltre, il legame tra dieta e funzionamento cerebrale è stato evidenziato anche da ricerche sulla neuroplasticità. Una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali e grassi sani – tipica di vegetariani e vegani – sembra favorire non solo la salute fisica, ma anche quella mentale, aumentando la predisposizione all’ascolto, alla riflessione e alla comprensione empatica.

Vegetariani, vegani e benessere psicologico

Un’altra questione emersa negli ultimi anni riguarda il benessere emotivo di chi sceglie di non consumare carne o derivati animali. Diversi studi riportano che vegetariani e vegani, grazie a una maggiore consapevolezza e coerenza con i propri valori, sperimentano spesso un senso di soddisfazione personale e ridotti livelli di stress. Tuttavia, è importante ricordare che la scelta alimentare da sola non determina la salute mentale: influiscono anche fattori sociali, ambientali e psicologici.

Per esempio, in contesti dove il vegetarianismo è ancora visto come “strano” o marginale, alcuni individui possono sentirsi isolati o giudicati. In questi casi, è fondamentale avere una rete sociale di supporto o gruppi con cui condividere esperienze, scelte e difficoltà.

Empatia, compassione e il futuro del pianeta

Nel contesto della crisi climatica globale, la crescente diffusione di diete vegetariane e vegane assume anche una dimensione planetaria. La produzione di carne e derivati animali è una delle principali cause di emissioni di gas serra, deforestazione e inquinamento. Scegliere un’alimentazione più vegetale può ridurre notevolmente l’impatto ambientale, contribuendo alla salute del pianeta e di chi lo abita.

In questo senso, l’empatia che spinge a proteggere gli animali e gli esseri umani si traduce anche in un gesto concreto verso la sostenibilità. Non a caso, le Nazioni Unite promuovono ormai da anni una transizione verso sistemi alimentari più sani e rispettosi dell’ambiente, dove la dieta a base vegetale ha un ruolo centrale.

Una buona notizia per tutti

Nessuna differenza dunque se a soffrire erano uomini o animali: vegetariani e vegani mostrano una risposta emotiva simile, intensa e compassionevole. La prendiamo come una buona notizia?

In un mondo che ha sempre più bisogno di empatia e consapevolezza, le scelte alimentari possono diventare un potente strumento di cambiamento. Non si tratta solo di cosa mangiamo, ma di chi scegliamo di essere.

Fonte: greenMe.it

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Giornalista pubblicista specializzata in Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo. Nel 2011 ha vinto il Premio Caro Direttore e nel 2013 ha vinto il premio Giornalisti nell’Erba grazie all’intervista a Luca Parmitano.