Impossibile evacuare lontano da casa? Scopri la parcopresis

La parcopresis impedisce di defecare fuori casa. Condizione psicologica con conseguenze fisiche che richiede attenzione e trattamento

Esistono individui che trovano impossibile evacuare quando si trovano lontani dalla propria abitazione e questo fenomeno è assolutamente concreto: tale situazione viene comunemente definita “sindrome dell’intestino timido”, oppure “ansia da evacuazione”. Dal punto di vista scientifico si identifica come parcopresis e merita attenzione, poiché può causare anche conseguenze fisiche, derivanti dal trattenere frequentemente le feci per periodi prolungati.

In una pubblicazione apparsa su The Conversation, Vincent Ho, specialista in gastroenterologia della Western Sydney University (Australia), illustra come questa condizione, che in tedesco prende il nome di Heimscheißer, sia abbastanza diffusa, e come possa spingere chi ne è affetto persino a ridurre l’alimentazione o a evitare determinati impegni sociali che richiederebbero l’uso di servizi igienici esterni.

Cos’è la parcopresis

Le persone colpite provano imbarazzo e tensione emotiva semplicemente pensando di dover utilizzare una toilette a scuola, sul posto di lavoro o in qualsiasi ambiente pubblico – spiega lo specialista – Alcuni possono addirittura incontrare ostacoli nell’evacuare anche durante i periodi di ferie. Quando sono obbligati a servirsi di un bagno esterno, questi soggetti potrebbero sperimentare battito cardiaco accelerato, traspirazione abbondante, sensazione di malessere, tremore e ostacoli nell’evacuazione. Chi vive questa forma d’ansia talvolta riduce l’assunzione di cibo o evita del tutto certe occasioni sociali che potrebbero metterli nella condizione di usare servizi igienici pubblici

Una ricerca effettuata nel 2021 su 714 studenti universitari australiani aveva evidenziato che oltre il 14% evitava le toilette pubbliche per ragioni legate all’ansia, mentre un ulteriore 3% le evitava per timore di contaminazione.

L’ansia da evacuazione viene spesso innescata da una paura schiacciante di essere sottoposti al giudizio altrui. Uno studio realizzato nel 2019 su 316 studenti universitari australiani aveva evidenziato su questo aspetto che il motivo principale dell’ansia da evacuazione era il timore di essere valutati negativamente per le proprie defecazioni: alcuni partecipanti avevano infatti affermato di temere che gli altri considerassero eccessiva la durata dell’evacuazione, mentre altri si preoccupavano dei rumori e degli odori emessi durante il processo.

Gli esperti di psicologia considerano l’ansia da evacuazione una tipologia di disturbo d’ansia sociale: una indagine svolta nel 2016 ha documentato infatti che la parcopresis viene riconosciuta come una manifestazione di fobia sociale dalla National Phobics Society. E questi dati lo confermano: in definitiva, infatti, gli individui con ansia da evacuazione hanno paura del giudizio degli altri.

Conseguenze del trattenere le feci

Trattenere le feci può renderle più compatte e disidratate nel colon, dato che assorbono maggiore acqua, e questo può generare problematiche di stipsi cronica.

Come illustra lo specialista, questa situazione a sua volta incrementa il rischio di complicazioni quali:

  • emorragie da emorroidi
  • dolore da ragadi anali, cioè lesioni della mucosa anale
  • prolasso rettale, che avviene quando una porzione di colon fuoriesce dall’ano

E tutto ciò, nel tempo, può condurre a incontinenza fecale.

Come affrontare il problema

Un’appropriata educazione sul comportamento in bagno rappresenta parte integrante del trattamento per l’ansia da evacuazione. La durata della permanenza sul water è fondamentale, e dovrebbe essere la più contenuta possibile: uno dei pericoli principali che si incontrano rimanendo seduti troppo a lungo sul gabinetto è la formazione delle emorroidi.

Il water è, sostanzialmente, una seduta con un’ampia apertura centrale: questo comporta che la zona perianale rimanga sospesa nel vuoto e sia sottoposta a tensione costante. E questo può generare anche disturbi alla schiena.

Le persone con ansia da evacuazione sono maggiormente predisposte a soffrire di queste complicazioni della stipsi, che possono aggravare ulteriormente l’ansia da evacuazione, innescando un pericoloso circolo vizioso.

Assumere una quantità adeguata di fibre alimentari è fondamentale perché rendono le feci più morbide e semplici da espellere – raccomanda Vincent Ho – Questo può diminuire lo stress associato all’evacuazione

Essere consapevoli di un comportamento corretto in bagno è essenziale per chi soffre di ansia da evacuazione, poiché questi individui generalmente tendono a focalizzarsi eccessivamente sulle proprie defecazioni, finendo per trascurare misure di stile di vita cruciali per evacuazioni più agevoli in generale.

A tutto questo andrebbe abbinato un supporto psicologico. Secondo lo specialista, la terapia cognitivo-comportamentale è consigliata come primo approccio terapeutico per chi soffre di ansia da evacuazione, contribuendo a identificare e gestire schemi di pensiero negativi.

Frequentemente, i pazienti adottano un metodo di esposizione progressiva. Questo prevede un percorso strutturato, graduale, in cui il soggetto affronta situazioni progressivamente più impegnative nei bagni pubblici per diminuire l’ansia e acquisire fiducia

Da dove cominciare

L’azione più importante da compiere per superare l’ansia da evacuazione è richiedere l’assistenza di un professionista sanitario qualificato – conclude lo specialista – Inizia consultando il tuo medico, che può valutare se i tuoi sintomi sono probabilmente dovuti all’ansia da evacuazione o potenzialmente a un altro disturbo digestivo. Potrà aiutarti a prescrivere farmaci che possono essere utili contro la stipsi

Fonte: The Conversation

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